“Intercettazioni, non ci faremo mettere il bavaglio”. Parte con un appello del giurista ed ex Garante della privacy, Stefano Rodotà, la mobilitazione dei giornalisti italiani contro il ddl recentemente approvato alla Camera sulle nuove norme restrittive in materia di pubblicazione di intercettazioni. Un norma che è già stata ribattezzata “nuova legge bavaglio”.
“Ancora una volta si cerca di colpire la libertà d’informazione e il diritto dei cittadini di essere informati cercando di mettere un bavaglio ai giornalisti. Il disegno di legge approvato alla Camera che delega il Governo a predisporre norme in materia di pubblicazione delle intercettazioni è un fatto gravissimo – si legge nella lettera appello – Con la delega al Governo si sottrae al Parlamento la decisione sui diritti fondamentali, che dovrebbe essere di sua stretta competenza, e si impedisce all’opinione pubblica di esercitare il diritto di seguire con trasparenza i lavori parlamentari e l’attività di redazione legislativa, così come riconosciuto dalla Costituzione”.
Il punto sollevato da Rodotà è proprio il deficit di democrazia che accompagna questo importante provvedimento legislativo. “Non può essere il potere esecutivo a stabilire quali siano le notizie rilevanti per i cittadini. Nei Paesi democratici sono i giornalisti che decidono quali sono le notizie che vanno diffuse oppure no, in base a criteri di rilevanza, attualità, interesse pubblico e privacy tutela dei diritti dei singoli – si legge ancora – . Oggi, se il giornalista sbaglia, sono già previste sanzioni. Quindi non è vero che questa riforma tutela la privacy dei cittadini che è ampiamente garantita dalle norme vigenti.
La legge italiana sulla privacy inoltre chiarisce il concetto di “minore aspettativa di privacy per i personaggi pubblici”, le cui notizie sono protette solo se non hanno “alcun rilievo per l’informazione”, e la stessa corte di Strasburgo ha chiarito che tutto ciò che li riguarda, penalmente rilevante oppure no, va pubblicato perfino quando vi sia violazione del segreto istruttorio”.
Per i promotori della nuova campagna “No bavaglio” esiste un reale rischio di limitare il diritto di cronaca. “Si istituisce una censura preventiva che consente ai poteri pubblici e privati di sottrarsi al controllo dei cittadini. Il nuovo Ddl sulle intercettazioni colpisce duramente il diritto di cronaca. Intercettazioni di minore rilevanza giudiziaria, ma di grande interesse pubblico, non potranno essere più né divulgate né conosciute dai cittadini”.
E ancora: “Così come nel 2010, contro il decreto Alfano, oggi contro il ddl del governo Renzi siamo pronti a mobilitarci: non ci faremo mettere il bavaglio.
Chiediamo che dal disegno di legge all’esame del Senato venga stralciata la disciplina delle intercettazioni per restituire al solo Parlamento questa delicatissima materia, tutelando la pienezza del diritto di informare e ad essere informati, solennemente riconosciuto dall’articolo 21 della nostra Costituzione”.
Il nuovo manifesto No Bavaglio, che ha come primo firmatario Stefano Rodotà, ha raccolto in poche ore l’adesione di giornalisti di molte testate e quotidiani. Tra questi: Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera, Liana Milella, Attilio Bolzoni, Piero Colaprico e Carlo Bonini di Repubblica, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio con molti suoi redattori, Lucia Annunziata Huffington, Vauro. Tra gli altri firmatari anche Arturo Di Corinto, giornalista ed esperto della rete, Marino Bisso la Repubblica, Stefano Corradino di Articolo 21, Marco Lillo Fatto Quotidiano, Lirio Abbate L’Espresso, Giuseppe Giulietti Articolo 21; Raffaele Lorusso, segretario Fnsi; Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Vittorio Di Trapani segretario Usigrai, Lazzaro Pappagallo segretario Stampa Romana, Fabio Morabito segretario Cronisti Romani, Betto Liberati, presidente associazione nazionale stampa online, Carlo Picozza, la Repubblica; Valentina Errante, il Messaggero; Franco Viviano la Repubblica, Franco Abruzzo, giornalista, Massimo Alberizzi Corriere della Sera, Paola Spadari presidente Ordine giornalisti del Lazio, Silvia Resta La 7, Paolo Barbieri Askanews, Fabrizio Bocca, la Repubblica; Laura Maragnani Panorama, Alberto Crepaldi giornalista e scrittore, Guido D’Ubaldo, Corriere dello Sport; Federica Angeli la Repubblica; Paolo Brogi giornalista e blogger, Carlo Chianura la Repubblica, Marco Preve la Repubblica, Alessandro Mantovani il Fatto Quotidiano; Vindice Lecis gruppo Espresso, Salvo Palazzolo la Repubblica, Vincenzo Vita, giornalista e Articolo 21, Giovan Battista Brunori Rai, Ignazio Ingrao, Panorama, Daniele Vulpi la Repubblica, Alessio Nisi StartupItalia, Gianfranco Mascia il post Viola, Alessandra Flavetta Gazzetta del Mezzogiorno, Giovan Battista Brunori Rai, Cristina Volpe, Alessia Marani il Messaggero, Alessio Nisi – StartupItalia, il gruppo di Pressing giornalisti in rete.