“…Buonanotte a tutti quelli come me che dalla vita non si sono mai aspettati un regalo… Buonanotte a tutti quelli come me, che se sta male pensan sempre tanto poi ne verrò fuori…” In queste due strofe di “Viva i romantici” c’è gran parte della storia e della filosofia dei Modà. Dieci anni fa l’album d’esordio e una strada tutta in salita, irta di ostacoli e delusioni. Il successo arriva solo al quinto album.
Oggi il nuovo disco “Gioia”, che in meno di un anno è già oltre quota 200mila copie vendute. Ne parliamo con Francesco Silvestre, detto “Kekko”, frontman e cantante del gruppo, autore dei testi e delle musiche.
E’ già tempo di bilanci?
Sicuramente un bilancio possiamo farlo, ma è solo il primo perché penso che questo disco abbia ancora molte potenzialità: ci sono alcuni single da lanciare ed eventi da affrontare come il tour negli stadi. Abbiamo ancora molti margini per poterlo far crescere ancora dal punto di vista dei numeri.
Il vostro precedente lavoro aveva raggiunto la cifra sbalorditiva di 520mila copie vendute. Possibile raggiungere quella vetta?
Perché no! E’ chiaro che dopo il successo dell’album precedente un pò di paura c’era. Ma non è che quando si imbrocca un disco di successo poi si debba decidere di abbandonare la carriera per il timore di non ottenere lo stesso risultato. D’altronde, “Viva i romantici ha avuto due anni di vita per arrivare a 520mila copie. Questo disco è uscito da appena nove mesi e tra l’altro con un prezzo maggiorato perché contiene anche un dvd. Ora che è uscita una ristampa con due nuovi singoli al prezzo dell’album precedente e ci prepariamo a lanciarli e ad affrontare il tour , penso che abbiamo ampie possibilità di crescita.
Il percorso musicale dei “Modà” è stato tutto in salita: i primi album hanno faticato ad imporsi. Ci sono state delusioni, tradimenti, illusioni infrante, eppure avete proseguito.
E’ così ma penso che ogni strada importante necessiti di un percorso duro e difficile. E’ solo così che poi ne apprezzi i risultati. Nel nostro caso penso che la differenza l’abbiano fatta la perseveranza e il lavoro di squadra. A chi mi dice: “tu che canti e scrivi testi e musica dovresti fare il solista” rispondo di guardarsi meglio le nostre esibizioni: se non ci fosse stata una band di tale valore dietro di me, con musicisti che riuscivano a motivarmi nei momenti più difficili, questo successo non sarebbe mai arrivato. La forza delle canzoni è importante ma sono le squadre affiatate che vincono!
Nell’intervista ai Nomadi sul numero precedente del “Radiocorriere Tv” Beppe Carletti rifletteva sulle band di oggi che si bruciano troppo presto perché non fanno la “gavetta” e cercano il successo facile ed immediato.
Sono d’accordo. Essere arrivati al successo a 32 anni la considero una “sfortuna-fortuna”: mi sono spesso chiesto – e mi arrabbiavo – perché tanti arrivassero al successo al primo singolo e io, al terzo-quarto disco, ancora niente. Poi ho capito che probabilmente non era una sfortuna. Io vedo il successo come una sorta di scala che va da 1 a 100. In questo momento noi siamo al gradino 35. Ma ben consapevoli di cosa abbiamo lasciato nei gradini precedenti e se non avessimo scalato gradino dopo gradino non saremmo qui oggi ad emozionarci per i risultati. Se invece con il primo singolo arrivi subito al gradino 50 corri rischi maggiori. In fondo noi siamo stati fortunati a non esplodere con il primo disco ma al quinto. Abbiamo sofferto? Sì, ma ne è valsa la pena!
Oggi, tra l’altro, in piena crisi discografica, ed economica, è difficile imporsi per un musicista. La musica si scarica gratuitamente dal web e le vendite dei cd calano inesorabilmente
Non ci si può fare niente e ovviamente non è colpa della gente ma eventualmente del sistema. D’altronde, se hai la possibilità di scegliere tra due ristoranti praticamente uguali, dove nel primo paghi e nel secondo no, quale scegli? La crisi economica è devastante. La gente fa fatica a fare la spesa figuriamoci a comprare un cd. In questo contesto i giovani musicisti non riescono ad emergere perché la crisi non permette alle case discografiche di investire come prima sui nuovi talenti.
I “talent” televisivi aiutano i musicisti ad emergere?
Io credo molto nei “talent”. Penso siano molto utili perché sono la nuova discografia. E ce ne dovrebbero essere di più perché sono gli unici sbocchi che danno la possibilità ai giovani di poter mettere in mostra le loro qualità. E le case discografiche ora si sono letteralmente trasferite dentro i talent che sfornano prodotti televisivi già avviati sui quali fanno meno fatica ad investire. Purtroppo il talent a volte può essere deleterio: arrivi al successo con un singolo e pensi di essere arrivato ma in realtà è lì che comincia tutto. Il successo devi essere capace di gestirlo. Come hanno fatto i vari Emma, Mengoni, Amoroso, Moreno che hanno usato la testa oltre al talento.
Per la prima volta siete negli stadi.
Un ennesimo piccolo grande passo in avanti. Se ce lo avessero proposto cinque anni fa gli avrei detto “siamo su ‘Scherzi a parte’?” Oggi, invece, dopo tanti concerti sold out ci sono tutte le condizioni. A questo punto si tratterà di preparare uno show all’altezza della situazione. Tutti quelli che lavorano con noi, dalla casa discografica, all’ufficio stampa ai manager hanno fatto il massimo e quindi ci sentiamo in dovere di dare il 300 x 100.
Dopo il tour tornerete già a lavorare su un nuovo album?
Certamente. Questo è un periodo abbastanza tranquillo e ne sto approfittando per dedicarmi alla scrittura di nuovi testi. Dopo il tour e la pausa estiva saremo di nuovo in sala per registrare il disco nuovo che dovrebbe uscire nel 2015. Non prima. Meglio non farsi “ingolosire”: c’è sempre tanta voglia di cantare cose nuove ma è giusto valorizzare anche quello che è stato fatto da poco e non farsi prendere la mano!
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