“Ci sono grandi personaggi della storia di cui si è sempre tentato di diminuirne la forza e l’importanza. Uno di questi è Sant’Ambrogio raccontato spesso in modo piatto. Ed è invece una figura incredibile che ho ritrovato studiandolo e anche grazie ad alcuni amici gesuiti che lo hanno approfondito attraverso attente letture. Ciò che emerge è che Sant’Ambrogio è un personaggio fuori da ogni logica e forma se rapportato a tanti altri Santi. Ed è estremamente attuale”. Così l’attore Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1997 descrive al “Radiocorriere tv” il vescovo, scrittore e santo romano, una delle personalità più importanti del IV secolo. Un uomo che divenne inaspettatamente vescovo di Milano per acclamazione popolare, ed è divenuto una delle autorità più rispettate ma al tempo stesso temute e contrastate – dalla sua stessa Chiesa – dei suoi tempi. Dario Fo ha messo in scena uno spettacolo su Sant’Ambrogio che è andato in onda su Rai5 domenica 7 dicembre, un salto nel passato di otto secoli senza rinunciare ai confronti con l’epoca contemporanea.
Qual è l’aspetto di Sant’Ambroglio che l’ha maggiormente colpita?
La sua forza incredibile e talvolta imprevedibile, anche sul piano dei gesti. Come quando impose all’imperatore romano Teodosio I di non entrare in chiesa fino a quando avesse chiesto scusa e perdono per aver fatto ammazzare centinaia di uomini durante una repressione. E si ripete quando incontra un grande retore romano e lo distrugge sul piano della logica del potere. Per questo mi sono convinto a scrivere questo spettacolo su di lui e anche su quel periodo terribile: massacri, imperatori che si ammazzavano tra di loro, una ragazzina imperatrice di undici data in moglie a un uomo che poteva essere suo nonno…
Perché lei considera così attuale il messaggio di Sant’Ambrogio?
Perché dice cose sul potere che non si erano mai sentite prima di allora. E che riascoltiamo solo oggi attraverso le parole di Papa Francesco. Sullo sfruttamento, sulla violenza, sulla mancanza di rispetto verso la dignità degli uomini, sul lavoro, sull’assenza assoluta di senso della carità. La storia di Sant’Ambrogio e del suo tempo è sempre stata sotterrata e censurata. Forse perché, come abbiamo potuto constatare anche in questi decenni la chiesa ha avuto spesso atteggiamenti di connessione con il potere. E Sant’Ambrogio, come oggi papa Francesco il potere lo criticava duramente. Per questo sono felice che la Rai abbia trasmesso lo spettacolo su Sant’Ambrogio proprio il giorno della sua festa, il 7 dicembre.
A proposito di Rai. Lei per l’azienda è stato attore e autore di importanti testi satirici, varietà, spettacoli di prosa e programmi radiofonici. Un rapporto che si complica negli anni sessanta quando ai vertici di allora alcuni suoi spettacoli non piacevano… Oggi qual è lo stato di salute della televisione pubblica?
Negli anni sessanta alcune rappresentazioni sulla mafia e sulle fabbriche – in particolare sugli incidenti sul lavoro – non piacquero. E dopo Mistero Buffo che suscitò scandalo le mie apparizioni in televisione sono state piuttosto limitate. Oggi vedo che ci sono cose buone ma dovrebbero essere più frequenti e costanti. Non una “botta e via”.
E lo stato di salute della politica attuale?
E’ francamente imbarazzante. Le cronache di questi giorni ci parlano di corruzione, ladrocini, truffe, criminalità. Ed è inutile che si dica “sì ma non tutti sono colpevoli” perché… sono una valanga!
Se Sant’Ambrogio ritornasse ai giorni nostri come si comporterebbe?
Sarebbe coerente con se stesso e con quello che ha sempre detto. E magari per questo lo farebbero fuori. Sarebbe guardato con lo stesso atteggiamento con cui adesso molti osservano papa Francesco che con politici e affaristi e anche molti componenti della sua Chiesa ci è andato giù pesante. Così era Sant’Ambroglio. Una incredibile somiglianza tra i due… E dire che questo spettacolo io l’ho scritto cinque anni fa quando nessuno pensava che avremmo potuto avere un papa come Francesco…
Intervista a cura di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv