Era partito con l’idea di fare un “best of” e invece ha tirato fuori un disco doppio con molte canzoni inedite. Con “Pezzi di vita” Enrico Ruggeri è al suo trentunesimo album e non ha certo esaurito la voglia di cantare e di scrivere. E di parlare della società di oggi, come ha fatto nell’intervista al Radiocorriere Tv.
A chi è rivolto il suo disco?
Soprattutto ai ragazzi. Parla molto di loro, delle sfide del presente e di quell’incerto futuro che ci troviamo davanti. Un futuro nel quale aver letto un libro in più o aver visto un film in più renderà un giovane più avvantaggiato.
Un disco di speranza o di denuncia?
Ci sono entrambi gli aspetti. C’è una canzone sui centri commerciali all’interno dei quali si buttano via interi pomeriggi e che sembrano essere diventati i nuovi oratori. Ma dentro c’è anche la speranza che non può essere un ripiego morale a una sconfitta ma deve essere accompagnata da un progetto.
Qual è il fil rouge del nuovo disco sia dal punto di vista musicale che testuale?
Per quanto riguarda la musica il mio è un tentativo di ribellione a quel suono stereotipato che senti prevalere in radio, dove le canzoni sembrano tutte fatte con lo stesso arrangiamento. Dal punto di vista dei testi penso che siamo bombardati di argomenti e quindi il tema è come selezionarli e come parlarne. Siamo a un periodo di svolta, sono cambiati i costumi. Tutto è cambiato: il rapporto fra i giovani e quello con gli adulti. E’ la prima volta che una generazione consegna ai figli un mondo peggiore.
Cosa si aspetta dal concertone del Primo Maggio?
Che dia alcuni elementi di riflessione importanti. Ci sarà, come tutti gli anni, un pubblico eterogeneo che proviene da ogni parte d’Italia e molti vengono per partecipare ad una grande festa musicale. E’ proprio a loro che vanno indirizzati i messaggi giusti, infondere speranze, e far capire che avere spirito di iniziativa è una condizione essenziale per avere un futuro migliore.
Qualche giorno fa nel Canale di Sicilia si è consumata una terribile tragedia. Se dovesse scriverci una canzone che titolo le darebbe?
Ci vorrebbe un titolo lungo. Direi “I nodi del mondo stanno venendo al pettine”. Le responsabilità delle grandi potenze, dal colonialismo in avanti. Il mito del profitto, dove prevalgono le cifre e non il valore delle persone e del lavoro. Il male procurato dalle grandi potenze della terra per secoli sta tornando indietro. E a tutti verrà chiesto di pagare un conto.
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Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv