“Il recupero di un marchio storico come il “Processo del lunedì” per la Rai è già una bella sfida che mi permetto di dire “ho centrato”. Perché c’era molto scetticismo all’idea di recuperare un brand che non si vedeva da molti anni in Rai. Avere poi l’opportunità di poterlo riproporre addirittura nella sua casa d’origine, Rai3, oltre ad essere una grande gioia è anche una forte responsabilità”. Così il noto giornalista sportivo Enrico Varriale rivela al nostro giornale lo spirito e l’entusiasmo di questa “ripartenza” – un termine forgiato da un altro pilastro del calcio italiano, l’ex allenatore Arrigo Sacchi – dal 24 agosto in seconda serata su Rai3. Ad affiancare Varriale la brillante conduttrice televisiva e twitstar Andrea Delogu che pur confessando la sua (quasi) totale estraneità al mondo del calcio ha promesso che si sta freneticamente alfabetizzando. “Con lei e con l’attenzione ai social network – prosegue Varriale – trasformeremo la platea del Processo in un vero e proprio “bar virtuale”. Parleremo ovviamente di tutto quello concerne il mondo del calcio ma cercheremo anche di far ridere e alleggerire non dimenticandoci che è un gioco e questa dimensione vorremmo recuperarla”.
Sono trascorsi trentacinque anni dall’esordio del “Processo del lunedì”. Quali sono gli elementi di continuità e quali le differenze con le prime storiche edizioni?
La continuità sta soprattutto nel gusto e nella voglia di stare sulla notizia. E’ una cosa che ho imparato presto avendo avuto la possibilità di fare parte di una squadra formidabile, che poi era quella del Tg3 di Sandro Curzi. Per questo staremo continuamente sui fatti. Cercheremo di monitorarli sempre con un’attenzione giornalistica. La discontinuità invece starà nel fatto che parleremo soprattutto ad un pubblico di addetti ai lavori ma faremo anche attenzione a quelle persone che da una rete generalista si aspettano non solo un approccio tecnico, legato al fuorigioco, ai moduli o alla tattica. D’altronde non è un caso se, come si legge nelle statistiche, il calcio resta il principale argomento di discussione tra i cittadini. E non solo nei bar.
Il titolo del programma è già di per sé rivelatore. Ma cosa c’è oggi da processare nel calcio?
Quante ore di tempo ho per farti l’elenco? Diciamo la verità: la prima edizione fu una sorta di spartiacque del giornalismo sportivo italiano. Prima di allora la tv era molto più paludata anche quando si parlava di sport. Oggi c’è un’attenzione costante anche a tutto quello che accade fuori dal campo. E spesso quando parli di calcio devi per forza consultarti con gli avvocati. Tra scandali sulle scommesse, questioni legate ai diritti televisivi e inchieste varie che coinvolgono il mondo del calcio devi stare attento ad invitare ospiti che di questi argomenti abbiano una competenza specifica. Da processare ovviamente ci sono anche i comportamenti violenti, razzisti, omofobi dentro e fuori gli stadi.
E’ un problema culturale o di ordine pubblico? C’è chi, all’indomani dell’ennesimo atto esecrabile invoca la chiusura degli stadi…
La chiusura sarebbe una sconfitta, l’estremo rimedio a un male estremo. Quando chiudi lo stadio per le intemperanze di cento idioti hai danneggiato gli altri quarantanovemilanovecento che vanno a vedere pacificamente la partita. Per questo credo sia innanzitutto un problema culturale. E’ ovvio che bisogna ricorrere a misure di ordine pubblico per far capire ad alcuni personaggi che lo stadio non è più cosa loro ma è indispensabile che passi una cultura diversa attraverso le istituzioni, la scuola, e anche l’informazione e che si affermi il principio che una partita di calcio deve essere un momento di divertimento e di condivisione basato sulla correttezza e sulla civiltà.
Cosa può fare la televisione e una trasmissione come la vostra per creare gli anticorpi giusti alla violenza?
Negli ultimi due anni al “Processo del lunedì” abbiamo autoprodotto due spot, uno contro il razzismo l’altro contro la violenza chiedendo e ottenendo la partecipazione di molti testimonial importanti. Sono piccoli segni ma se tutti li dessero contribuirebbero a creare un clima diverso.
Poniamo il caso che nella prossima stagione – ma speriamo ovviamente non succeda – sugli stadi ricompaiano striscioni razzisti o offensivi. Li farete vedere in trasmissione?
Penso che ometterli significherebbe fare il loro gioco. E poi l’informazione non può deflettere dal suo ruolo. Vanno mostrati per poi discuterne prendendo palesemente le distanze…
Chiudiamo tornando al calcio giocato. E quello ancora da giocare. Che campionato sarà? La Juventus la farà da padrone anche quest’anno o ci potrebbero essere delle sorprese in vetta?
La Juve da quattro anni sta dominando il calcio italiano con pieno merito e soprattutto l’ultima stagione ha visto i bianconeri primeggiare non solo in Italia e andare vicinissimi alla conquista di una Coppa (Campioni, ndr) che sarebbe stata storica perché inaspettata. Certo però che un campionato sostanzialmente già finito a gennaio o febbraio non piace a nessuno. Forse solo ai tifosi juventini.
Per questo mi auguro di vedere belle partite – ormai non se ne vedono molte –, assistere a un campionato un po’ più combattuto e poter raccontare le prodezze soprattutto di qualche giovane italiano che si metta in evidenza. Perché gli Europei del 2016 sono vicini…
Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv