“Perchè chi sapeva è stato zitto? Perchè chi poteva scoprire non s’è mosso? Perchè questa verità era così inconfessabile da richiedere il silenzio, l’omertà, l’occultamento delle prove? C’era la guerra quella notte del 27 giugno 1980. C’erano 69 adulti e 12 bambini che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano il giornale, che giocavano con una bambola. Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi, non dovevamo sapere: hanno manomesso le registrazioni, cancellato i tracciati radar, bruciato i registri; hanno inventato esercitazioni che non erano mai avvenute, intimidito i giudici, colpevolizzato i periti e poi hanno fatto la cosa più grave di tutte: hanno costretto i deboli a partecipare alla menzogna, trasformando l’onesta in viltà… Perchè?”
E’ la scena finale del film “il Muro di Gomma” diretto da Marco Risi, dedicato alla strage di Ustica. L’attore fiorentino Corso Salani, morto pochi giorni fa per un malore improvviso a soli 48 anni, interpretava il ruolo di Rocco, giornalista del Corriere della Sera impegnato in una coraggiosa indagine, tra le testimonianze strazianti di famiglie distrutte per tanti innocenti precipitati negli abissi marini e i silenzi, i misteri, le menzogne dei Servizi segreti, dei vertici militati, degli apparati dello Stato, di politici evasivi preoccupati che la ricerca della verità potesse mettere a repentaglio le relazioni diplomatiche con altri Paesi.
A 30 anni di distanza l’inchiesta è ancora aperta. Ce lo ha ricordato qualche giorno fa sul nostro giornale on line Andrea Purgatori, il giornalista del Corriere della Sera (e sceneggiatore del film di Risi) che per primo seguì la vicenda del Dc9. Quel muro di gomma non è stato ancora squarciato eppure, come ci ha spiegato Purgatori “sappiamo dei livelli di copertura ai vertici di alcune istituzioni importanti dello Stato come, per esempio, l’Aeronautica Militare”. Come lo sappiamo? Grazie alle intercettazioni, quello strumento di indagine che una vergognosa Legge di Stato vorrebbe proibire. Se allora questa Legge fosse stata in vigore di quel silenzio, di quell’omertà, di quegli occultamenti di prove non sapremmo niente.
“Vergogna di Stato” titolava coraggiosamente il Corriere della Sera. Un titolo che domenica 27 giugno 2010 vorremmo rileggere sul principale quotidiano italiano (ma anche sugli altri). Vergogna ben più grave della miserrima figura della nazionale di calcio. La vergogna di una strage senza colpevoli a trent’anni di distanza. E di un governo che vuole impedire per Legge la ricerca della verità.
Il 1° luglio 2010 saremo a Piazza Navona anche per i familiari di quelle 81 vittime che non potranno mai essere risarciti per la perdita che hanno subito. E che non gridano vendetta ma solo verità e giustizia.
di Stefano Corradino (www.articolo21.org )