Che fine ha fatto l’altro calzino? L’arma del delitto è un mestolo o un pentolino di rame? E il pigiama imbrattato di sangue perché non lo ha portato nel bagno quando si è cambiata? Non è il trailer dell’ultima pellicola di Dario Argento o di John Carpenter ma i dettagli raccapriccianti del delitto di Cogne, nell’ultimo (?) perentorio ributtante capitolo di una saga che nessuna letteratura epica si permetterebbe di raccontare. Ad offrirci l’imperdibile riepilogo di questa vicenda, laddove un telespettatore recalcitrante e disubbidiente si fosse perso qualche puntata, sono stati ancora una volta, all’unisono, i due principali conduttori delle ammiraglie Rai e Mediaset, Vespa e Mentana, perfettamente sincronizzati nell’offerta (e forse purtroppo anche nella domanda) televisiva.
Una sintonia perfetta da Cogne a Garlasco, da Erba a Meredith. Peccato che nessuno degli imputati fosse di etnia rom altrimenti il gioco era presto fatto. Un rito abbreviato e un colpevole, anche solo presunto, subito incarcerato. In omaggio al taumaturgico reato di clandestinità che il premier neo conciliatore ha appena approvato. Già, i rom. L’altra saga. Che gli stessi conduttori il giorno prima avevano nuovamente dibattuto per la gioia di una destra intollerante deliziata da quegli esponenti del centro sinistra finalmente ravveduti alla tesi della pestilenza zingara.
Tutto questo mentre nell’assoluta indifferenza dei principali media circolava una notizia sconcertante che avrebbe dovuto ribaltare i rispettivi palinsesti: tra Lucca e Montecatini un branco di 23 minorenni (non rom) hanno violentano una quattordicenne, una bambina… Se giovani bulletti (neonazisti o meno) ammazzano un giovane a Verona per una sigaretta non concessa o se a Viterbo un’altra sigaretta serve ad incidere il braccio di un giovane inerme questo non fa notizia (il fumo uccide, amara ironia…) E la fa ancora meno l’atroce violenza di gruppo subita da questa ragazzina, vittima due volte: segnata a vita dal raccapricciante gioco di dominio di 23 (ventitre) sbarbatelli probabilmente di “buona famiglia” e umiliata dall’indifferenza generale.
La notizia è stata relegata come al solito in coda ai telegiornali, dopo i proclami salvifici del novello San Gennaro premier e l’ancestrale controversia sul calciatore migliore di tutti i tempi: “Maradona è meglio e’ Pelè?” Solo “il Manifesto” gli dedica l’editoriale di apertura a firma del suo direttore Gabriele Polo che riassume in poche ma incisive parole il decadimento morale della politica e della società: “perché la violenza – scrive Polo – diventa un problema politico solo se c’è uno straniero a cui farla pagare. Se riguarda uno di noi è solo devianza criminale: la comunità è salva (e può sempre perdonare i figli reietti)…”
Un ringraziamento: va alle squadre di calcio del Manchester e del Chelsea che si sono scontrate in un’avvincente finale di Champion’s League trasmessa da Raiuno e che si è conclusa ai rigori. Il tributo agli sconfitti reso dalla squadra vincente sul corridoio dello stadio è stato un gesto decoroso e gli oltre 120 minuti del match hanno costretto il povero Vespa ad andare in onda con la puntata su Cogne quasi all’una di notte. Dal pallone ormai sgonfio sul campo di Mosca al pallone gonfiato sul campo di Cogne.
(Stefano Corradino – www.articolo21.org)