Pio Ilice, cartomante, chiromante, idrovolante. Così si presentava a chi lo avvicinava. Per poi lasciarsi andare a quegli strmp, psss, iuss, fruum, figure onomatopeiche indecifrabili. Solo apparentemente. Perchè era il suo modo di comunicare. Asciutto, essenziale. Mai una parola di troppo. Spesso più la mimica che la parola. Il gesto di alzare le spalle per sottolineare un disappunto. L’occhio strizzato affettuosamente quando qualcuno lo salutava e lui avvertiva la sincerità e non la derisione.
C’è gente che si inalbera per un graffio alla macchina. Pio non guidava, e negli ultimi anni tra autobus e passaggi in auto se ne andava a San Giorgio. E quando gli rubarono quei pochi soldi che aveva, gli accendini e i cartoni che rivendeva di porta in porta lui s’incazzò ma subito dopo tornando ad alzare le spalle chiosò, contrariato ma mai rassegnato: “andiamo avanti!”.
Anni fa con Roberto Basili gli dedicammo una storica copertina de la Città. Una delle più belle. Andava fiero del suo grande anello rosso, tratto distintivo oltre alle immancabili medaglie. E ci tenne a farsi fotografare con quel brillocco falso ma per lui così prezioso. E ricordo che quando gli consegnammo varie copie del giornale le distribuì con parsimonia, solo a coloro che considerava meritevoli di riceverle.
Con Pio Ilice se ne va un professore di dignità. Che anche nella povertà più estrema non è mai stato un accattone. Non ha mai elemosinato soldi, semmai sorrisi.
Chapeau!
(Stefano Corradino – www.orvietosi.it)