“Una follia senza senso resa ancora più vergognosa dalla morte di 30 persone nel fango di Messina proprio lì dove andrebbero i piloni del ponte“. Così il geologo Mario Tozzi, primo ricercatore del Cnr, commenta a caldo la notizia del Ponte sullo Stretto i cui lavori, stando a quanto ha detto il ministro Matteoli, inizieranno nel prossimo mese di dicembre. “Rischioso dal punto di vista sismico e idrogeologico. E quando non è dannoso è inutile. E poi tutti quei soldi dovrebbero essere impiegati per risanare quelle zone, non per coprirle di cemento. ..”
Tozzi, se domani lei andasse in onda con una tua nuova trasmissione di approfondimento dedicata al Ponte sullo Stretto da dove partirebbe?
Comincerei ricordando che per andare da Villa San Giovanni a Messina in condizioni normali non si fa nessuna fila e si impiegano i 25 minuti canonici di piacevole traversata.
D’estate qualche coda in più ci sarà…
Certo, in particolare nei weekend ma con il Ponte ci sarebbero comunque delle code per il pedaggio.
lei è un affermato geologo. Dal suo punto di vista di studioso della terra quali rischi vede nel Ponte?
Geologicamente è un azzardo, ci sono frane a rotta di collo sul versante messinese e peggiori ancora sul fronte calabrese; le famose frane “a scivolamento profondo”, quelle che potrebbero addrittura interessare il pilone di sostegno di Cannitello (una frazione nel Comune di San Giovanni, ndr).
C’è un rischio sismico?
C’è ed è elevatissimo; e non sanato, dal momento che nessuno di quei paesi non ha più del 25% di costruzioni antisismiche.
Ci saranno altri ponti nel mondo nelle stesse condizioni…
L’unico così lungo e sospeso è l’Akashi, in Giappone. Lungo la metà di quello che dovrebbe sorgere in Italia. Nel ’95, in occasione del terremoto di Kobe fu spostato dal luogo in cui doveva essere costruito e la ferrovia che ci doveva passare non ci passa più… Se è stato un problema per i giapponesi non voglio dire cosa potrebbe succedere per noi…
Una delle giustificazioni a sostegno del Ponte riguarda i benefici economici
Niente di più falso. Si prevede che questa impresa potrebbe essere remunerativa con 100mila passaggi auto al giorno. Si dimentica forse che oggi, quando va bene, passano 12mila auto, con un calo del 30% delle vetture, del 10% dei mezzi pesanti pesanti e del 20% dei passeggeri. Questo il dato degli ultimi 8 anni. Il numero di centomila auto non sarà mai raggiunto.
Oltre al Giappone di ponti nel mondo ce ne sono numerosi anche in altri Paesi. Non sono “remunerativi”?
No, le grandi strutture di questo tipo sono tutte in perdita. Il Golden Gate Bridge perde 31 miloni di dollari l’anno nonostante il pedaggio. Il Canale sotto la Manica è in perdita perchè la gente preferisce risparmiare negli spostamenti e quindi utilizza i mezzi di superficie. Il ponte tra Svezia e Danimarca ha avuto già un intervento pari a un terzo del suo impegno finanziario da parte dello stato, perchè nessun privato riesce a reggere quella concorrenza.
Allora a chi conviene fare un ponte con queste caratteristiche?
Solo a chi lo costruisce. Il resto è una spesa per la comunità che se la dovrà gravare attraverso un pedaggio altissimo o l’aumento delle tasse.
Torniamo per chiudere al punto di partenza. Le preoccupazioni idrogeologiche. Quando si realizza un’opera faraonica come questa, in un’area così delicata, non si fa per prima cosa uno studio preliminare?
Nella relazione di progetto c’è scritto che quella è una delle zone a maggior rischio idrogeologico d’Italia ma che non è previsto alcuno studio. Incredibile. Un’opera rischiosa, rischiosissima. E inutile. Quei soldi dovrebbero essere impiegati per risanare quelle zone, non per coprirle di cemento.
di Stefano Corradino (www.articolo21.org)