IL SALVAGENTE – Authority, Agcom, Privacy, Cda Rai… Quelli che fino a poco tempo fa erano termini di uso comune solo per addetti ai lavori sono diventati patrimonio diffuso. Lo testimoniano le centinaia di mail giunte al sito di Articolo21 (e non solo) di lettori che hanno espresso le loro indicazioni per i vertici di quelle istituzioni a cui spetterà l’arduo compito di occuparsi del bene comune radiotelevisivo, migliorare la qualità della programmazione e dell’informazione, e magari vigilare, in autonomia, sui conflitti di interessi e sulle eventuali manipolazioni e censure, sulle ingerenze dei più forti sui più deboli… Questo, ancor prima dei nomi è l’accorato appello dei cittadini raccolto da Open Media Coalition, Agorà Digitale, Move On e Articolo21, le organizzazioni che un anno fa hanno dato vita alla “Notte della rete contro il bavaglio” e che hanno avviato il mese scorso una consultazione aperta per le nomine Agcom. Consultazione che è stata ampiamente partecipata ma poi sostanzialmente ignorata. Tuttavia, governo e partiti hanno ben compreso che per la prima volta, anche su materie così “tecniche” i cittadini hanno voluto dire la loro con un invito, o per meglio dire un’ingiunzione a governo e partiti affinché facessero un sostanzioso passo indietro. Sull’Agcom l’”intimazione” non ha ottenuto i suoi frutti ma è stata decisamente avvertita tanto che il segretario Pd Bersani ha chiesto direttamente alle associazioni (“Se non ora quando”, “Libera”, “Libertà e Giustizia” e al “Comitato per la Libertà di Informazione”) di indicare due nomi per il consiglio di amministrazione della Rai. Una proposta che sarebbe stato sbagliato ignorare. Quando leggerete questo articolo ci auguriamo che i nomi siano già stati indicati, con la speranza che si sia trovato un accordo su due preferenze piuttosto che su una generica rosa di nomi che avrebbe scarso peso e potrebbe dare adito a forme di consociativismo e collateralismo. Due nomi di professionisti, donne e uomini con una biografia professionale di tutto rispetto e che, oltre agli indispensabili requisiti tecnici, si siano distinti per il loro impegno a difesa della libertà di espressione contro i conflitti di interesse, i bavagli e le censure. Perché la passione e l’amore per la Costituzione sono precondizioni ancor più importanti di un brillante curriculum.