In un recente convegno promosso a Padova dalla redazione di Ristretti orizzonti si metteva in evidenza proprio la “caratteristica tutta italiana di infarcire i telegiornali di cronaca nera, privilegiando i delitti comuni rispetto a quelli della criminalità organizzata, serializzandoli come fossero delle telenovela quotidiane. ’Dal 2005 – ha detto Paola Barretta dell’Osservatorio di Pavia – l’informazione sulla cronaca nera è cresciuta, anche se i reati sono diminuiti‘”.
Forse dovremmo chiedere in prestito qualche slogan agli indignados spagnoli. “Io ti pago, io ti voto, io decido” potrebbe essere il messaggio lanciato da tutti coloro che pagano (il canone), votano (partiti diversi e non uno solo) e per questo vorrebbero poter decidere liberamente.
Se un centesimo del tempo utilizzato in tv per parlare dei delitti comuni o delle vicende private dei vip fosse dedicato ai problemi reali della vita quotidiana, forse avremmo non solo una tv, ma anche una società migliore. Anche per questo si batteva Roberto Morrione. Anche per questo oggi siamo davanti alla Rai. Non solo per chiedere un riequilibrio dello spazio e del tempo tra i soggetti della competizione elettorale ma anche per rivendicare un risarcimento culturale: una tv che informi e non deformi.
E se poi al plastico proprio non ci si può rinunciare lo si faccia almeno per ricostruire l’episodio dell’attentato che il 23 maggio 1992 costò la vita a Giovanni Falcone, alla moglie e alla sua scorta…