“Visto che è il popolo a pagare il canone deve essere anche in grado di decidere come meglio investire tali soldi” (Giorgio B., disoccupato)
“Non è necessario proporsi per finanziare il programma perchè già paghiamo il canone. I diritti non si comprano, si rivendicano. Questa mia firma è per rivendicare il mio diritto e quello dei miei figli…” (Gennarino S., imprenditore)
“Se i giornalisti di Report hanno bisogno di avvocati che li sopportino sono pronto ad assisterli gratuitamente!” (Antonio B., avvocato)
“Non voglio guardare trasmissioni stupide per sentirmi intelligente, ma trasmissioni intelligenti che mi spronino a far fatica per capire la realtà in cui vivo” (Cinzia C., insegnante)
“Voglio che Report e la Gabanelli continuino a raccontare il marcio che c’è in questo paese mentre le altre reti la domenica sera vanno a tutto calcio” (Nicolino DL., operaio)
“La prima cosa che un nuovo governo de-berlusconizzato deve fare è una legge sul conflitto di interessi… Altrimenti non usciremo mai dalla palude in cui ci troviamo” (Donato C., avvocato)
“Tutti i giornalisti della Rai dovrebbero scioperare. Non si rendono conto che la loro professione è a rischio?” (Francesco M., docente)
“Senza Report possiamo definitivamente spuntare come ‘fatto’ il piano di controllo delle televisioni della P2″ (Stefano M., studente)
“Vivo e lavoro all’estero dove la verità dei fatti è una cosa intoccabile. In Italia raccontare quello che succede dà fastidio” (Paolo G., export manager)
Sono dieci brevi riflessioni scelte tra le migliaia postate sul sito di Articolo21 per l’appello “Nessuno tocchi Report”. Disoccupati o operai in scadenza di contratto disposti perfino a contribuire economicamente pur di non rinunciare a un programma che racconta i fatti e produce inchieste, che non teme di inchiodare il potente di turno alle proprie responsabilità e smascherarne le bugie, gli illeciti, le compromissioni. Avvocati pronti a fornire un supporto gratuito a un programma a cui qualcuno vorrebbe negare l’assistenza legale nonostante vinca tutte le cause. Studenti e insegnanti che credono nel ruolo di un servizio pubblico che informi e non che “lobotomizzi” a colpi di reality e salotti morbosi del dolore a caccia di tracce di sangue, sperma e dna.
Dopo “Annozero” di Michele Santoro e “Vieni via con me” di Fabio Fazio e Roberto Saviano la principale azienda culturale italiana potrebbe privarsi, o è meglio dire, privare i cittadini-azionisti che pagano il canone, di “Report” di Milena Gabanelli.
L’appello che vi invitiamo a firmare non è contro la Rai, ma per difendere il principio di un servizio pubblico che sia uno strumento di “istruzione”, di informazione, magari anche di intrattenimento, ma non di “distrazione” di massa. “La tv – affermava Enzo Biagi – per me è un servizio che si rende al Paese. I miei padroni sono sempre stati i miei telespettatori, nel rispetto delle leggi e delle regole”.
(di Stefano Corradino)