Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva… Sono solo alcune delle vittime degli abusi di potere consumatisi in una caserma, in un carcere o in un reparto psichiatrico. Si entra vivi e si esce cadaveri. Nessuna spiegazione, casomai la “suggestiva” giustificazione che la morte è avvenuta per cause naturali.
Un malore? L’inappetenza? Forse il freddo? Sarebbero queste le ragioni delle ferite profonde, dei lividi e delle bruciature, delle ecchimosi e delle ossa fratturate, dei corpi scarnificati nelle immagini delle autopsie?
Ma ciò che maggiormente sconcerta e ripugna è l’omertà, l’occultamento delle prove, i depistaggi, le omissioni, le coperture da parte di coloro che dovrebbero dare risposte. E l’oblio di gran parte dei media che ignorano queste agghiaccianti vicende mentre ci descrivono a suon di plastici i particolari più truci e morbosi dei delitti privati. I tanti Cogne, Garlasco, Scazzi, Meredith…
Domani il Fatto Quotidiano distribuisce in allegato con il giornale il dvd 148 Stefano, mostri dell’inerzia il documentario di Maurizio Cartolano su Stefano Cucchi, morto a 31 anni nel letto di un ospedale di Medicina… Protetta. Articolo21 insieme ad Amnesty International ha patrocinato l’iniziativa nella convinzione che raccontare la storia di Stefano e dei tanti giovani morti in circostanze analoghe sia un obbligo morale.
“Che sia fatta luce su quello che è successo” gridano nel silenzio Ilaria, Patrizia, Lucia… madri e sorelle che non lottano per ottenere risarcimenti ma perchè “non si verifichino più casi come questi”.
9 euro e 90 centesimi non è il costo di un dvd, ma è un piccolo contributo alla ricerca di verità e giustizia.