“Tornano i Percorsi d’amore”
a cura di Stefano Corradino (www.raitre.rai.it)
Sei puntate da 55 minuti in onda la domenica in seconda serata a partire dal 12 giugno. E’ “Percorsi d’amore”, il format di Raitre ideato e condotto da Anna Scalfati. Alla sua quarta edizione anche quest’anno cerchera’ di raccontare storie autentiche legate ai sentimenti ma riflettera’ anche sulla ricerca di una nuova spiritualita’, sui nuovi miti, le speranze e la confusione, in particolare nelle giovani generazioni. Si inizia con una puntata sul disagio giovanile.
Amori, passioni, sentimenti. E’ uno degli argomenti più gettonati in tv. Cos’è che distingue questa dalle altre trasmissioni?
E’ semplice: ci sono sentimenti veri. La televisione e’ piena di trasmissioni dove gli attori diventano mariti, mogli e figli. La finzione e’ verosimile ma la verita’ e’ ben altra cosa! Qualche giorno fa ero in un ospedale, per delle analisi. C’era gente cosi’ diversa, donne in ansia per l’esito di un controllo medico, anziani preoccupati per le loro condizioni fisiche… Gente diversa di una profondissima umanita’. Se avessi potuto avrei preso una telecamera per far parlare ciascuno di se’.
La sua esperienza giornalistica parte dalle redazioni di quotidiani e periodici. In tv e’ piu’ difficile parlare della vita e delle difficolta’ quotidiane?
Parlarne attraverso il video non e’ affatto facile. La telecamera rischia spesso di invadere la privacy e non sempre e’ accolta positivamente. Ma penso che cio’ che conti sia l’approccio con il quale si lavora ad una inchiesta o ad una riflessione su un tema. Io appartengo ad una “scuola di sentimenti in tv”, e scavando nei temi che affronto cerco di mettere in luce gli aspetti umani ed esistenziali.
Nella prima puntata parlerete del disagio giovanile. Quale quadro emerge delle nuove generazioni?
Non parliamo solo di disagio ma anche di amore, di sesso, documentiamo il rapporto quotidiano dei giovani con i propri stili di vita. Quello che e’ certo e’ che la societa’ sta cambiando rapidamente sotto la forte spinta dell’espansione dei consumi. E i consumi necessitano di nuovi consumatori e di bisogni indotti. E nella societa’ dei consumatori puo’ capitare che i ragazzini escano di casa anche per bere…
Il suo e’ un giudizio critico sulla societa’ di oggi?
In realta’ parliamo della societa’ senza esprimere un giudizio, ma al tempo stesso senza paraocchi, senza occultare alcunche’ dei problemi della vita quotidiana. Circa un mese fa il giornalista Mario Pirani ha scritto un articolo su Repubblica impressionato da un gioco per computer, che avevo gia’ visto, nel quale il ragazzino protagonista e’ un “killer”: piu’ prostitute e uomini di colore uccide piu’ colleziona punti. E poi ci stupiamo se in un weekend, in un qualsiasi paese, veniamo a sapere che un bambino imbraccia un fucile e comincia a sparare all’impazzata? Siamo in una societa’ che tende a narcotizzarci. Ci vorrebbe una reazione nella societa’ civile, una scossa. Un videogame violento e assolutamente diseducativo come questo dovrebbe portare tutte le madri a scendere in piazza per boicottarlo…
La televisione ha delle responsabilità?
Responsabilità pesantissime. E se non si cambia rotta i rischi saranno ancora maggiori allorche’, ad esempio, le immagini della televisione si potranno vedere anche sui cellulari e il condizionamento potra’ essere piu’ invasivo. Queste sono le preoccupazioni che ho manifestato anche all’interno del comitato per la lotta alla pedofilia del ministero delle Pari opportunita’ del quale io faccio parte. Io non ho l’ambizione di fare un programma che scuota le coscienze, mi basterebbe pensare che i temi che portiamo in video stimolino riflessioni…