Oltre un milione di ore di materiale televisivo. è il patrimonio delle Teche Rai, un capitale culturale ed economico inestimabile attraverso il quale si può rileggere la storia italiana degli ultimi sessant’anni. Un monumentale archivio, secondo in Europa dopo la Bbc, dal quale telegiornali e trasmissioni televisive, come “La Superstoria”, il sabato alle 20.15 su Rai3, attingono ampiamente per raccontare l’Italia e costruire un ponte tra passato, presente e futuro. Ne parliamo con Barbara Scaramucci, che ha ideato e tuttora dirige la struttura di Rai Teche.
In che misura tg e programmi traggono materiale dalle Teche?
Tutte le strutture editoriali dell’azienda utilizzano la documentazione filmata.
E lo fanno in modo appropriato?
Dipende dagli autori, dai registi, da chi confeziona il prodotto. Utilizzare il materiale in modo adeguato o meno fa la differenza e influisce enormemente nel successo di un programma fatto con materiale d’archivio.
“Blob” è in qualche modo la trasmissione pioniera
Senza dubbio e con le sue idee così geniali e originali ha dimostrato, in quasi venticinque anni di programmazione, che con il materiale di repertorio si può fare la televisione più intelligente e divertente.
E’ in onda su Rai3 la nuova serie della “Superstoria” di Andrea Salerno. Una trasmissione tutta basata sui filmati di repertorio. Che ne pensa?
La “Superstoria” è un occhio particolarissimo, molto ironico e intelligente, ed è una delle forme più moderne e vivaci di utilizzazione del materiale di repertorio. Ma nella “Superstoria” non bisogna guardare solo al taglio ironico, perché si tratta di un programma che mette bene a fuoco una vasta serie di temi della nostra storia recente.
Nell’utilizzare materiale di archivio non si corre il rischio di fare operazioni frammentarie?
Certamente. E quando ciò accade è una sofferenza. Dico sempre che il materiale di archivio non si può “inserire con la pala”. è proprio per questo che trasmissioni come la “Superstoria” mi piacciono molto, perché rappresentano un frazionamento intelligente con un preciso filo conduttore che vuole ricostruire un evento, dimostrare una tesi o illustrare una parola, una situazione, un protagonista…
Non sono solo i programmi di satira a “saccheggiare” le Teche?
Ovviamente. A parte i telegiornali sono tanti i settori che attingono all’archivio. Penso all’intrattenimento con un ottimo modello di tv come quello su Rai1 di “Techecheté” o al filone storico egregiamente svolto dalla “Grande Storia” su Rai3, da Educational, da “la Storia siamo noi”…
Nel 2000 Rai Teche ha ottenuto l’inserimento nel registro della memoria d’Italia dell’Unesco. Una bella soddisfazione…
Un riconoscimento importante. Del resto tutta la Rai è un “giano bifronte: è servizio pubblico e al tempo stesso ha le sue entrate commerciali. Allo stesso modo l’archivio delle Teche è un grande asset, un capitale economico dell’azienda, ma anche un grande patrimonio collettivo perché permette di ricostruire la storia del nostro Paese.
Un milione di ore di televisione. Quasi un primato europeo?
Siamo secondi, per quantità di materiale, solo alla Bbc. Dopo di noi Francia e Germania. Ma sul versante dell’organizzazione e della tecnologia l’Olanda è all’avanguardia.
Internet e i suoi canali multimediali hanno penalizzato le Teche? Su YouTube sono innumerevoli i materiali di repertorio delle Teche
E’ indubbio che qualche problema in materia di copyright sussiste, ma vale anche per le major americane… A parte questo non credo che YouTube e la rete entrino in collisione e depauperino il patrimonio delle Teche. Anzi, per alcuni versi esaltano il valore dell’archivio perché un conto è vedere il materiale con delle clip su YouTube attraverso determinate chiavi, altro è utilizzare il materiale nella sua complessità. Cosa che, almeno per ora, la rete non riesce a fare.
La rete non è quindi un avversario?
Tutt’altro. La considero un moltiplicatore di opportunità.
C’è un modo per valorizzare il rapporto con le nuove tecnologie?
Io ho una mia antica idea: ho sempre pensato che per valorizzare sulla rete il patrimonio delle Teche si debba partire dall’informazione, innanzitutto perché sul materiale dei telegiornali non ci sono problemi di diritti e poi perché i tg, oggi ma ieri ancora di più, rappresentano un tratto decisivo e caratteristico del servizio pubblico. Mi piacerebbe pertanto che l’Azienda mettesse in piedi una grande offerta di telegiornali del passato attraverso la rete. Sarebbe un modo per recuperarli, ma anche un’opportunità efficace per convogliare una maggiore attenzione pubblica sul prodotto internet della Rai.
http://www.ufficiostampa.rai.it/sfogliabile/92447/17857/swf/tvradiocorriere_3.pdf