Cosa succederà dopo la fiducia? Berlusconi è più forte o più debole? Il governo resisterà per tutta la legislatura o si andrà alle urne ad aprile? All’indomani del voto sono le domande più frequenti poste dai sondaggisti televisivi. Dalle risposte nessun colpo di scena, permane quella divisione piuttosto bilanciata tra antiberlusconiani e fedelissimi al premier. Crescono gli esitanti, gli indecisi, coloro che non rispondono… Uno specchio piuttosto fedele del Paese reale.
Perché non proporre un quesito nuovo relativo al presidente del consiglio con relative risposte? Il quesito sarebbe di parte quindi se ne dovrebbe prevedere uno anche per il leader dell’opposizione, quando sarà individuato, ammesso e non concesso che al centro sinistra serva prioritariamente un leader… L’interrogativo potrebbe essere il seguente: cosa contesti di più a Berlusconi? Conflitto di interessi, leggi ad personam, frequentazione di escort e doppia morale potrebbero essere alcune delle soluzioni del quiz. O magari qualcosa che abbia a che fare con la recente compravendita dei voti. Che si potrebbe chiamare “corruzione”, se il mercato delle vacche fosse accertato.
Il concetto di corruzione è riconducibile a diverse fattispecie criminose, tutte disciplinate dal Codice Penale. Sentiamo parlare frequentemente di corruzione politica, ambientale, amministrativa, giudiziaria. Salvo poi vedere i reati prescritti o cancellati attraverso leggi ad hoc. Tuttavia, alle risposte del sondaggio andrebbe aggiunta una nuova categoria, quella della “corruzione intellettuale”, delitto difficilmente ascrivibile alle disposizioni del diritto penale ma ancor più grave della corruzione “materiale”. Vent’anni di televisione commerciale, di condizionamento dei comportamenti sociali, di contaminazione delle coscienze. Non si tratta più di vendere programmi al pubblico ma di vendere il pubblico, in questo caso i telespettatori, alle aziende, agli utenti di pubblicità, alle organizzazioni del consenso. La pubblicità anima del commercio… politico. Uno spot è più incisivo e immediato di un’arringa, un Grande Fratello ha un potere di suggestione maggiore di un talk show. E’ la competizione della bellezza, del profitto, del successo a tutti i costi a costituire il nuovo modello di elettore che, automaticamente, magari inconsciamente finisce per votare colui che meglio incarna il modello reclamizzato.
E’ anche da questa riflessione che dovrebbe cominciare il processo culturale di “deberlusconizzazione” del Paese. Per questo ieri all’assemblea nazionale di Articolo21 abbiamo deciso di dare il “Premio Giuntella per la libertà di informazione” agli autori della trasmissione “Vieni via con me” che nelle quattro puntate hanno dimostrato che si può rovesciare il rapporto. Che un’orazione civile può strappare milioni di “teleconsumatori” a un reality show!
(di Stefano Corradino “Liberazione”)