Lo è nella forma e nella sostanza: avrebbe potuto dire “care ragazze e ragazzi, sarebbe bello poter contare su un posto fisso, su un’occupazione gratificante che risponda alle vostre passioni, alle inclinazioni o agli studi effettuati. Ma in questo difficile momento storico purtroppo è un’utopia e l’approccio al lavoro deve inevitabilmente cambiare”...
E questo per la forma. Ma è sbagliata anche la sostanza: perchè quel giovane su tre, che secondo l’Istat è disoccupato, non cerca il posto fisso fino alla pensione (ammesso e non concesso che riuscirà a beneficiarne). Cerca un posto, insegue un lavoro dignitoso che gli consenta di costruirsi una professionalità, magari di accedere ad un mutuo.
“E’ bello cambiare e accettare delle sfide” ha aggiunto Monti. Quali?
Prendiamo uno dei tanti annunci consultabili in internet: “Call center offre lavoro. Si richiede: buona conoscenza lingua inglese e spagnola. Diploma o laurea, buona conoscenza del web e pacchetto Office, spiccate doti relazionali, spirito di gruppo, forte motivazione. Contratto di 3 mesi, 400 euro mensili”.
Ricapitoliamo: mi faccio cinque anni di istituto superiore, altri cinque di università, un aggiornamento continuo di due lingue straniere, e poi corsi di informatica… Tutto questo per lavorare meno di 100 giorni con un compenso pari al costo di un affitto mensile in periferia. E dovrei essere pure “fortemente motivato“?
Caro Monti, sarebbe questa la “bella sfida”?