“Il signore in giallo”
a cura di Stefano Corradino (www.raitre.rai.it)
Lei è uno degli autori di Enigma. Arriva quindi alla conduzione con una adeguata conoscenza del format…
Ho partecipato al suo concepimento da quando era nient’altro che un grumo di cellule finchè è diventato un essere vitale!
Questa edizione di Enigma avrà una impronta diversa?
Della vecchia edizione conserva sostanzialmente solo il nome. Per il resto tutto è rinnovato; dalla scenografia al modo di raccontare. Come autore e conduttore, forte di interessi storici consolidati, mi sono per così dire “cucito addosso” la trasmissione, aiutato dai miei colleghi che hanno lavorato davvero molto bene.
”Enigma” durante la seconda guerra mondiale era una portentosa macchina che consentiva al Terzo Reich di trasformare le comunicazioni in messaggi intraducibili. Il vostro intento è quello di cercare di “decrittare” alcune pagine della storia?
Enigma era uno strumento ingegnosissimo di cui un signore inglese, Alan M. Turing, pioniere dello studio della logica dei computer, scoprì il codice segreto di decifrazione. Per stare nel paragone il nostro auspicio è quello di riuscire a rendere leggibili fatti e personaggi importanti della storia. Un programma strutturato nella forma del “giallo” è il modo migliore per indagare un enigma e destare l’attenzione dello spettatore.
Come è impostata la trasmissione?
Il racconto del conduttore fa da “codice unificante”. All’interno ci sono numerosi filmati di repertorio. Davvero molto belli. Lo dico con convinzione perché sono rimasto davvero meravigliato dalla capacità dei ricercatori di mettere insieme prodotti fatti così bene.
In studio avrete anche alcuni ospiti?
Più o meno cinque per ogni puntata. Ci sono numerosi esperti ma il nostro intento era soprattutto quello di andare a cercare i testimoni semplici e diretti che hanno vissuto in prima persona le vicende, che andiamo a raccontare.
Ci sono analogie tra pezzi di storia che raccontate e l’attualità?
A volte viene da sé che raccontando un momento o un personaggio storico si ravvisino delle somiglianze con l’attualità ma può essere anche un tranello.
É pericoloso forzare la storia cercando necessariamente delle analogie col presente. Quello che più ci interessa è che i fatti balzino fuori da soli. E che lo spettatore possa percepire l’onestà e l’accuratezza con la quale vengono documentati.
Rileggendo la storia degli ultimi decenni si ha spesso l’impressione che il nostro sia uno dei Paesi maggiormente costellati di “enigmi” irrisolti. É così?
Ogni paese hai suoi enigmi, noi però abbiamo spesso il vizio di discuterne molto più a lungo degli altri e diventa futile, in molti casi, dibattere un procedimento giudiziario di 30, 40 o 50 anni fa quando poi i testimoni diretti non ci sono più. Gli anglosassoni, molto più pragmaticamente, se in un tempo ragionevole non vengono a capo di un enigma lo lasciano cadere….