L’articolo di Alexander Stille pubblicato ieri su Repubblica fornisce una motivazione ulteriore per condurre una battaglia senza sconti sul tema del conflitto di interessi. Analizzando la diffusione di internet nei paesi avanzati Stille rivela come il nostro Paese sia, anche su questo terreno, fanalino di coda dietro paesi come la Lettonia, la Repubblica Ceca e la Slovenia. E ci ricorda che, in nome della (presunta) austerità il governo ha tolto 900 milioni di fondi per la banda larga stanziati a suo tempo dal governo Prodi peraltro irriso dal centrodestra perché “troppo pochi” (occorrono almeno 3 miliardi). Stille commenta giustamente questa scelta con la paura del premier che la rete, e la possibilità di scaricare film possano sottrarre ascolti all’impero mediatico (e cinematografico) di Silvio Berlusconi.
Le preoccupazioni del premier sullo sviluppo della rete sono “politiche” oltre che economiche allorchè, all’indomani delle reazioni all’aggressione di Milano e del primo “No B Day” cresciuto grazie al tam tam sulla rete furono chieste forme di regolamentazione della rete (per non chiamarla censura). “Internet – scriveva Stefano Rodotà su Repubblica nel dicembre 2009 – diventa il luogo che genera odio, secerne umori perversi. E questa sua nuova interpretazione travolge quella precedente: il “No B Day” è presentato come un momento d’incubazione dei virus che avrebbero reso possibile l’aggressione a Berlusconi, Internet come lo strumento in mano a chi incita alla violenza…” Da lì i vari tentativi di imbavagliare la rete ultimo dei quali quello relativo al ddl sulle intercettazioni con la minaccia, attraverso l’equiparazione dei giornali on line dei blog alle testate tradizionali, di multare siti e provider costringendoli alla chiusura.
L’articolo di Stille ci fornisce pertanto l’ennesima sacrosanta motivazione per promuovere una mobilitazione comune e senza steccati ideologichi contro i conflitti di interesse e per impedire che le posizioni politiche ed imprenditoriali dominanti e gli interessi personali possano nuocere alla libertà di espressione e alla libera concorrenza.
Anche per questa ragione abbiamo deciso di accogliere l’invito del magazine “Caffeina” e di “Current tv” per partecipare martedì 12 ottobre alle ore 17 ad una tavola rotonda sulla terrazza di Palazzo Grazioli dal titolo “Dalla parte del conflitto, senza interessi”. “Sarei davvero contento – ci ha scritto Filippo Rossi – se il nostro appuntamento potesse contare sulla partecipazione e sul contributo ideale di Articolo 21, da sempre in prima linea su questi temi. Temi che ci riguardano tutti e che dobbiamo affrontare senza barricate né paraocchi, senza etichette né pregiudizi. Perché il futuro del nostro paese passa anche (o forse soprattutto) da qui. Dal coraggio di ripensare le cose dette e pensate, dalla forza d’immaginare l’Italia di domani finalmente libera da troppi conflitti d’interessi”.
Qualche settimana abbiamo lanciato sul sito un appello per una legge sul conflitto di interessi (firmato da migliaia di cittadini) perchè la riteniamo una priorità non più rinviabile e condizione sine qua non per tornare ad essere un Paese normale. Il problema, o per meglio dire la metastasi, oggi si chiama Berlusconi. Ma domani potrebbe avere lo stesso nome o un altro e rappresentare gli stessi o altri interessi in palese conflitto.
(Stefano Corradino – Articolo21)
http://www.articolo21.org/1895/notizia/dalla-parte-del-conflitto-senza.html