DARIA BIANCARDI, the black Voice

Niente aggiornamenti per un paio di settimane sul suo profilo facebook, poi ricompare in punta di piedi con un video, “una piccola esibizione tedesca” – così la definisce modestamente – in cui canta, davanti a un pubblico in adorazione uno dei pezzi più celebri di Aretha Franklin, “Natural Woman”. Lo reinterpreta a suo modo, in un continuo saliscendi sulle scale cromatiche inerpicandosi con naturalezza su note acute senza mai perdere intonazione né limpidezza. Senza mai urlare. Una voce soul, nera, potente. Di quelle che primeggiano nei templi del gospel americani. Lei però non è nera né americana, ma bianca e italiana, anzi orgogliosamente palermitana.
Si chiama Daria Biancardi, ha 36 anni e l’abbiamo sentita cantare nell’ultima edizione di “The Voice” su Rai2. Alle “blind” – la prima esibizione in cui i giurati ascoltavano gli interpreti senza vederli – si sono tutti voltati tutti per vedere a chi apparteneva quella voce così intensamente espressiva. L’ultimo a girarsi è stato J-Ax. All’ennesima precisa, energica, impennata vocale ha scrollato le spalle in segno di resa e ha schiacciato il pulsante, con un evidente principio di commozione. Daria sceglie di entrare nella squadra di Piero Pelù, il primo a girarsi e a commentare la sua performance “ho avuto una serie infinita di orgasmi musicali”.
Il percorso della soul singer siciliana si ferma in semifinale ma per molti, e sicuramente per i critici musicali più autorevoli è lei la vera “The Voice”. L’abbiamo intervistata tra una prova e l’altra di un tour, soul e rhythm and blues che sta preparando per la sua Sicilia. E non solo. 

Che esperienza è stata il talent “The Voice”?
Incredibile, professionalmente ed emotivamente. Alla mia età, 36 anni, avevo un po’ paura di fare un’esperienza di questo tipo, un vero e proprio salto nel buio. Per questo l’ho affrontata con  disillusione, senza farmi troppe aspettative ma con l’intenzione di godermi ogni minuto sul palco e nelle prove.

Fino alla semifinale  
Non posso negare che ho pensato e sperato di poter arrivare oltre. Ma la mia uscita l’avevo quasi preventivata, sapevo che Giacomo Voli (arrivato secondo dopo suor Cristina, ndr) era molto forte al televoto.

Un’uscita di scena accompagnata da grandi sorrisi
Sì ma anche da tante lacrime dietro le quinte! La delusione, non posso negarlo, è stata forte e mi ci è voluto un po’ per metabolizzarla.

Più o meno quanto?
Diciamo una settimana piena. Non penso sia direttamente proporzionata all’età. O forse sì. Più si  va avanti con l’età e più la delusione è forte (ride). Ma va bene così. E’ stata un’esperienza unica e la rifarei per intero.

 

Il talent è davvero uno strumento utile per far emergere cantanti di valore? 
Lo è, anche perché al giorno d’oggi non esistono più i talent scout tradizionali che andavano in giro per il territorio e per i festival in cerca di talenti. Il talent televisivo è un’esperienza formativa, ti forgia il carattere. Almeno così è stato per me. Penso tuttavia che, nonostante sia un gioco, vada affrontato con professionalità e concentrazione. Non sei in vacanza ma in un ambiente serio di lavoro.

“Daria Biancardi è stata la concorrente che ho stimato di più per la grande professionalità che traspariva in ogni sua esibizione”. Lo ha detto il tuo “avversario” Giacomo Voli proprio in un’intervista al Radiocorriere Tv. 
Lo ringrazio per questo. Penso che la professionalità si acquisti con il tempo. Io ho avuto la fortuna di lavorare con personaggi decisamente più bravi di me. In questo mestiere devi essere una spugna, devi imparare il più possibile da tutti coloro ciò che ti gravitano attorno.

Una carriera iniziata con il gospel.
Sono partita piuttosto tardi. Avevo 19 anni quando mi sono accorta di poter cantare ed emozionare chi mi ascoltava. I miei amici mi spingevano ad andare a scuola di canto. E così dopo il diploma cominciai a frequentare una scuola di jazz e un laboratorio di musica gospel. A gestirlo erano i componenti di una band che cominciarono a portarmi in giro con loro. E mi sono trovata ad aprire  il concerto degli “Earth Wind and Fire” e poi con Zucchero, Baccini, una gavetta incredibile. Spaziando molto anche nei generi musicali.

E’ stato così anche con Pelù a “The Voice”: da Whitney Houston a Patty Pravo. 
Piero mi ha rivoltato come un calzino! Io che ero cresciuta a pane Michael Jackson e  Madonna… Mi ha fatto cantare cose che non avrei mai immaginato di dover eseguire e di questo gli sono enormemente grata.

Vieni accostata spesso ad Aretha Franklin per le frequenze e il colore della tua voce.
Un paragone che mi inorgoglisce, ed è anche una bella responsabilità. Sono una cantante soul e mi sono formata musicalmente in America. Anita Baker, Tina Turner, e ovviamente Aretha Franklin sono punti di riferimento imprescindibili!  

Non molto “di moda” in Italia.E’ la ragione per cui in tanti mi dicono che dovrei andare all’estero perché per la mia voce e le mie scelte musicali faticherei a trovare una collocazione in Italia. Ma io non penso sia così, forse in Italia bisognerebbe solo aprire di più mente, orecchie e cuore a canoni musicali meno tradizionali.

Un futuro da interprete o anche da cantautrice?
Scrivo canzoni, ma ho spesso il timore di farle ascoltare. Sono poco “autocelebrativa”. Considero alcuni dei mie brani molto intimi ma prima o poi li farò uscire dal cassetto. “The Voice” mi ha dato maggior coraggio!

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