Giovanni Tizian ha 29 anni. E’ un giornalista free lance, precario. Vive a Modena. Scrive di criminalità. Di Reggio, che però non è Reggio Calabria. E’ Reggio Emilia, ma è tutt’altro che un’isola felice… Ha pubblicato un libro “Gothica. ‘ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”. “Qualcuno si è risentito” ha spiegato il Procuratore che alcune settimane fa gli ha affidato la scorta. “Voglio andare avanti senza indietreggiare di un passo”, rassicura Tizian in questa intervista ad Articolo21.
Come hai saputo la notizia che ti avrebbero affidato una scorta?
Quando le forze dell’ordine mi hanno chiamato al telefono ero fuori Modena. Poche parole ma molto incisive: mi hanno detto che ero esposto a un pericolo e se volevo continuare a lavorare in modo sereno dovevo accettare la loro protezione.
Cosa hai risposto loro?
Che accettavo la loro protezione perché volevo continuare a lavorare in modo sereno!…
Ti hanno spiegato quale pericolo correvi?
No, ho capito solo che qualcosa che ho scritto deve aver dato fastidio a qualcuno e che questo qualcuno se l’è segnata…
Ti sarai fatto un’idea di questo “qualcuno”…
Non è così facile. Ho scritto di ‘ndrangheta, di corruzione e ricettazione. Di racket e usura. In edilizia, nei trasporti, nel gioco d’azzardo, nelle attività di bar e ristoranti… Questo qualcuno potrebbe annidarsi dovunque…
Nei tuoi articoli e nel tuo libro che riassume la tua attività di cronista parli della criminalità a Reggio. Non Reggio Calabria ma Reggio Emilia… Una di quelle realtà che fino a pochi anni fa veniva considerata un’isola felice.
Forse volevi dire “isola felice della ‘ndrangheta” visto che il principale collaboratore di giustizia (Salvatore Cortese, ndr), uno degli uomini più forti della ‘ndrangheta e braccio destro all’epoca del boss Nicolino Grande Aracri definisce Reggio (Emilia) come regno delle ‘ndrine…
Anche le città del nord sono diventate territori di conquista della criminalità
Peggio, sono già state conquistate… Anche l’Emilia Romagna pertanto è diventata terra d’affari per le organizzazioni mafiose.
C’è una differenza nel modo in cui le organizzazioni criminali si insediano al nord? Oppure la Milano di Quarto Oggiaro è ormai uguale alla Napoli di Scampia?
C’è una differenza di forma ma non di sostanza. Al nord non ci sono gli appostamenti in motorino per vedere chi entra e chi esce da un luogo ma l’aspetto “militare” del controllo classico del territorio lascia il passo a un controllo di tipo economico e finanziario. Non più in giro con la pistola ma con il computer… Da qui spesso le difficoltà di tanti imprenditori del nord nel capire chi hanno davanti. “Ah, proprio non pensavo che quello fosse mafioso…” Si aspettano uno che gli chiede il pizzo invece offre “servizi alle imprese”…
E per quanto riguarda le collusioni della politica cosa cambia?
Ci sono meccanismi che si ripetono in maniera pressoché identica. Al nord come al sud ci sono esponenti politici che chiedono voti ai boss. E i boss garantiscono i voti in cambio di favori. Oppure si fa leva su quelle organizzazioni imprenditoriali che hanno potere sulla politica.
Nel giorno in cui ricevevi numerose testimonianze di solidarietà per la decisione di metterti sotto scorta il Parlamento ha detto no all’arresto di Nicola Cosentino. Qual è stata la tua prima sensazione nel vedere quell’abbraccio liberatorio dei deputati Pdl con il l’inquisito?
Una profonda delusione. Già mi faceva male dover scrivere dei rapporti discutibili di un parlamentare come lui con una municipalizzata emiliana, legami finalizzati agli affari per una centrale, progetto che si è poi arenato. Ma vederlo abbracciato da tutti mentre io sto rischiando proprio a causa di alcune persone che magari corteggiano Cosentino è, quantomeno, un bel paradosso di questo strano paese…
Una discontinuità netta con il governo precedente. Anche nell’immagine e nella credibilità. E’ quanto si propone il presidente Monti. Nella lotta alla mafia da dove dovrebbe cominciare?
La politica in generale dovrebbe partire dai voti. Che non si possono accettare se i portatori di questi voti sono soggetti interessati o peggio ancora inquinati. Bisognerebbe fare una pulizia preventiva delle liste e fare leggi che non diano la possibilità ai vari Cosentino, Dell’Utri e Romano di candidarsi.
Anche perchè poi i cittadini li votano…
E lì si impone un nuovo ruolo anche del cittadino-elettore. E che deve riscoprire – o scoprire ex novo – il valore dell’indignazione, opponendosi a candidature di uomini compromessi e soprattutto non votandoli.
L’informazione che ruolo può avere per ripulire il Paese dall’inquinamento mafioso?
Giornali e media possono dare un contributo fondamentale. Ma ci sono pesanti ostacoli da superare. Da quando è uscita la notizia della scorta ho sempre voluto precisare che come me c’è un esercito di giovani precari e che corrono quotidianamente gravi rischi. Sono ricattabili e senza garanzie. Quella che prima veniva considerata una gavetta, e quindi una precarietà transitoria, ormai è una gavetta fissa. Giovani giornalisti che sono sfruttati, pagati una miseria per scrivere un pezzo per il quale poi possono mettere in gioco la propria pelle. Ma che non si scoraggiano mai. Potessero almeno contare su una maggiore dignità economica…
Per te da oggi cosa cambia?
Nulla, almeno spero. Voglio andare avanti con la stessa passione, senza paura e senza indietreggiare di un passo.
Articolo21, e non solo, rilancia da tempo l’appello ad una “scorta mediatica”, per evitare che chi come te combatte una battaglia così importante contro la criminalità posso restare isolato. Pensi sia importante?
Più che importante. Proprio ieri ho presentato il mio libro alla Feltrinelli di Modena. Gli studenti di una scuola che stanno lavorando al progetto di un giornale di classe hanno chiesto alla loro insegnante di poter venire per farmi da “scorta simbolica”. Queste manifestazioni o le campagne come quella lanciata per me dall’associazione “da Sud” hanno un valore simbolico ma non solo. Servono a lanciare un messaggio forte ai poteri criminali: “questi territori non sono i vostri. Appartengono a noi!”
http://www.articolo21.org/4600/notizia/ndrangheta-tizian-mentre-ricevevo-i-tanti.html