“Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro. In fila, stipati come aringhe in scatola…” E’ l’incipit del celebre libro Gomorra, un documento di inestimabile valore che racconta l’impero economico camorristico, una pentola a pressione che ribolle continuamente. Il romanzo di Roberto che ha venduto oltre due milioni e duecentomila copie nella sola Italia e dieci milioni nel mondo è stato poi portato sul grande schermo da Matteo Garrone ed è diventato uno spettacolo teatrale. Ma questo straziante viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra è sbarcato anche in tv, in una serie prodotta da Sky Atlantic, Cattleya e Fandango in collaborazione con La7 e Beta.
Da sabato 10 gennaio anche la tv generalista propone un grande evento televisivo dedicato a “Gomorra”. Al “Radiocorriere tv” ne parliamo con Andrea Vianello (nella foto), direttore di Rai3, la rete che ospiterà la serie televisiva.
Perché questa scelta di portare “Gomorra” su una rete del servizio pubblico?
Per una doppia valenza. Questa è una fiction che è andata in onda su altri canali ma è di grande forza e innovazione linguistica quindi penso che il servizio pubblico, che fa già fiction straordinarie debba anche essere un luogo di accoglienza per fare vedere ai telespettatori le frontiere della narrazione televisiva che si stanno sviluppando nel paese e non solo. L’altro aspetto riguarda ovviamente l’importanza di una serie tratta da un libro così straordinario e che ha aperto uno squarcio di verità su una zona del paese per anni trascurata anche dai media nel quale il fenomeno della illegalità andava affrontato proprio con il coraggio che ha avuto Roberto Saviano che ne ha pagato le conseguenze anche sul piano della vita privata. Rai3, che ha come mandato quello di raccontare le realtà e che ha con Saviano una lunga collaborazione non poteva non ospitare questa serie.
Alcune fiction Rai fanno “pubblicità alla mafia” ha ripetutamente affermato negli anni scorsi un noto esponente politico.
Ovviamente non sono d’accordo, la Rai con il suo spirito di servizio pubblico deve affrontare temi importanti per la vita civile del Paese. Peraltro questa è per noi anche l’occasione per alcune riflessioni che faremo prima di ogni puntata grazie alla collaborazione di Fabio Fazio che a “Che fuori tempo che fa” ogni settimana, il sabato farà precedere le due puntate di “Gomorra” con interviste a grandi esponenti della lotta alla criminalità a cominciare dallo stesso Saviano.
Un modo per fare il punto?
A Rai3 abbiamo una lunga tradizione di non-cancellazione della memoria ma questa occasione è un faro narrativo importante e può servire anche per fare il punto sullo stato dell’arte, sul rischio di un predominio dell’illegalità che, da tempo, non è più confinata regionalmente ma si è espansa in tutto il Paese.
Intervista a cura di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv