“Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
Tanto attaccato alla vita”
E’ il 1915 quando Giuseppe Ungaretti scrive “Veglia”. Il tema è quello della guerra, la prima guerra mondiale cui il poeta partecipò in prima persona. In questi versi il poeta rimane in una fossa accanto al cadavere di un suo compagno. E la vicinanza alla morte e al dolore rende più forte l’attaccamento alla vita. Il verso “ho scritto lettere piene d’amore”, dà un senso fortissimo di legame e quasi di fusione tra lui stesso ed il defunto.
Le lettere dal fronte sono le pagine più belle ed emozionanti dell’imponente progetto realizzato dalla Rai per ricordare, raccontare e riflettere sulla storia sanguinosa del Primo Conflitto Mondiale che sconvolse il continente europeo.
Ce ne parlano, in questo Speciale sulla “Grande Guerra” del Radiocorriere Tv Silvia Calandrelli, Carlo Lucarelli, Paolo Mieli e Marino Sinibaldi, diversamente ma armonicamente coinvolti in questo importante lavoro per mantenere viva la memoria.
“Quattro miliardi di lettere – racconta Silvia Calandrelli, direttore di Rai Educational – sono un patrimonio immenso di una guerra di cui non ci sono più sopravvissuti. E attraverso queste lettere possiamo ridare voce ad un’Italia che era tutto tranne che unita. Che non aveva una lingua forte e condivisa. E quell’evento tragico, per la prima volta mette insieme persone che provenivano da varie parti del paese”.
“Quattro miliardi di lettere – spiega Carlo Lucarelli, testimonial e narratore del progetto – in un Paese in gran parte analfabeta che manifestano il desiderio irrefrenabile di contatto e di condivisione della propria drammatica quotidianità è un fatto straordinario. La prima guerra mondiale, al contrario di quanto si potesse immaginare è una guerra molto scritta e dentro quelle lettere, anche se censurate, ci sono i tanti sentimenti umani. C’è la paura, il freddo, la fame, l’eroismo, perfino il desiderio sessuale dei milioni di uomini in trincea lontani dalle loro compagne”.
Non uno ma ben cinque anni di programmazione sono quelli che Rai Storia offrirà al pubblico italiano su la Grande Guerra. Programmi televisivi, appuntamenti settimanali e quotidiani, produzioni nazionali e coproduzioni internazionali. Cronaca, documentari, inchieste, dibattiti, approfondimenti, rassegne stampa e brevi cortometraggi pensati non solo per la televisione ma per il mondo dei nuovi media digitali, a partire dal portale web www.grandeguerra.rai.it.
Dal 28 giugno, data dell’attentato di Sarajevo, Rai Storia presenta una programmazione sempre più intensamente dedicata alla commemorazione del Conflitto.
“A differenza della seconda guerra mondiale – ci dice Silvia Calandrelli – che è stata molto raccontata dal cinema e della televisione, sul primo conflitto c’è l’esigenza di fare un punto sistematico e proporre alcune riflessioni alle nuove generazioni. Perché la pace non è un fatto scontato ed è un progetto che si costruisce ogni giorno. Per questa ragione l’occasione che ci viene dal centenario è quella di andare a riscoprire le ragioni fondative dell’Europa e comprendere com’è potuto accadere che in un momento di grande effervescenza culturale e sviluppo della modernità qual era il primo decennio del Novecento, si è giunti ad un conflitto di portata immane, una vera e propria tragedia dell’umanità”. “Quello che andiamo a proporre – prosegue il direttore di Rai Educational – è un progetto molto impegnativo e siamo felici che a dargli un volto sia un grande scrittore e conduttore televisivo come Carlo Lucarelli, che è un appassionato della storia della prima guerra mondiale”.
“Ho affrontato questo percorso con grande entusiasmo”, spiega Lucarelli. “E’ un progetto collettivo, di un gruppo enorme che ha fatto un egregio lavoro di squadra. Quello della prima guerra mondiale è forse il periodo in assoluto in cui puoi trovare, al tempo stesso, il massimo di umanità e di disumanità. E addentrarci nelle storie di questi milioni di uomini ci serve anche a capire chi siamo e perché siamo così oggi”.
Lucarelli introdurrà anche “I Diari della Grande Guerra”: un’importante produzione televisiva internazionale in 8 episodi che intrecciano le vite di uomini e donne di tutta Europa coinvolti nella catastrofe.
Da settembre partirà invece “Grande Guerra, Cento anni Dopo”, una serie per raccontare i cinque anni della guerra in 20 puntate, presentate da Paolo Mieli, narrate da Carlo Lucarelli, con la consulenza storica di Antonio Gibelli e Mario Isnenghi e la partecipazione in video degli altri storici che fanno parte del nostro comitato sulla Grande Guerra.
“Tutta la comunità degli storici che ha lavorato su queste materie ha collaborato con noi a questo progetto” sottolinea Silvia Calandrelli. “Un grande sforzo collettivo di lettura e analisi dei documenti degli archivi. E tanti sono i materiali inediti. Scritti e fotografici. Inoltre, il portale internet www.grandeguerra.rai.it sarà uno strumento fondamentale attraverso il quale si potrà scrivere e inviare materiale. Perché se è vero che non ci sono più i protagonisti diretti, quel conflitto ha permeato e permea tuttora l’immaginario collettivo e la vita di noi tutti”.
E permea anche la scuola. O almeno così dovrebbe essere. Perché purtroppo alla storia del Novecento nei programmi scolastici ci si arriva di rado. La prima guerra mondiale si sfiora appena, per non parlare dei decenni a venire. “Sarebbe importante – afferma Silvia Calandrelli – se ai testi scritti potessero essere affiancate le immagini. Soprattutto per i “nativi digitali” che, attraverso il racconto per immagini a cui sono più abituati, possono percepire immediatamente quella drammatica autenticità”.
Per tutta la durata delle commemorazioni, la programmazione si arricchirà di nuove produzioni che punteggeranno il palinsesto di Rai Storia in concomitanza di ricorrenze importanti legate al conflitto e su storie di donne e uomini che aiuteranno a riflettere sul significato di quel conflitto e le ricadute sull’oggi. Perché sono molti i punti di contatto rintracciabili.
“Forse anche nel 1914 – conclude Lucarelli – qualcuno si poneva la domanda di un possibile parallelismo con una guerra precedente. Ovviamente oggi l’umanità è cambiata, è forse cresciuta e risolve i problemi in modo diverso ma è fondamentale tenere alta la soglia di attenzione. E fare parallelismi in ogni caso è sempre un bel modo di imparare dalla storia”.
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