“Non siamo più il Caffè di Uno Mattina ma il Caffè di Rai1, cioè la prima trasmissione della rete”. Così Guido Barlozzetti, intervistato dal Radiocorriere Tv, introduce alle novità dell’edizione 2014-2015. “Ovviamente non abbandoniamo quelli che ci seguono ma ci connotiamo come l’apripista della programmazione di Rai1”. Insieme a lui sempre Cinzia Tani. Squadra che vince – e convince – non si cambia. “Ci conosciamo da anni”, sottolinea Barlozzetti. “Abbiamo fatto altri programmi insieme e abbiamo una sensibilità comune su vari aspetti a cominciare dal cinema e dai libri”.
Al team ben rodato quest’anno si aggiunge un’altra conduttrice, Gemma Favia. “E’ un bell’acquisto e non è una novità per la trasmissione dal momento che ha condotto in parte l’edizione estiva. Gemma è brillante e giovane e con lei ristabiliamo una media di età che forse da soli alzeremmo troppo! Lei sarà in una postazione particolare in cui darà delle notizie che servono a intercalare le interviste di cui si compone il programma”.
I contenuti del vostro programma sono sempre legati all’attualità culturale e sociale?
Sì, e lo facciamo raccontando tutto con tono leggero come si confà a quella fascia oraria e a una tv che parla a tutti ma cerca di farlo senza riproporre le solite facce. E vogliamo anche inserire dei contenuti che la televisione talvolta trascura. Guardando anche al di fuori dei nostri confini.
La tv è troppo “italocentrica”?
Lo scrittore Arbasino si lamentava che la nostra letteratura non arrivasse a Chiasso. Noi vogliamo arrivare oltre. In Svizzera e in Liechtenstein… E anche più lontano! Al di là delle battute è una preoccupazione che ci siamo posti perché, spesso, la tv resta chiusa nel nostro orticello quando invece ci sono segnali ed esperienze importanti che arrivano dall’estero. Il mondo si è allargato, lo sarà sempre di più e più largo deve essere anche il nostro sguardo. Per fare un esempio: abbiamo invitato un ospite che ci racconta la musica del mondo arabo. Un aspetto molto interessante non solo perché sono in pochi a conoscerla ma perché ci consente di conoscere il mondo arabo da un’angolazione diversa. E la musica, tra l’altro è anche uno strumento di dialogo straordinario tra i popoli.
Siete vincolati all’attualità stretta o ci sono temi che affronterete anche se non sono all’ordine del giorno?
Prendiamo spunto dall’attualità ma ce ne distanziamo. Vogliamo trovare un punto di vista che non sia la notizia del giorno su cui buttarci a capofitto. Non siamo un programma di news, veniamo “dopo” o anche “prima”. Ma non le rincorriamo. Niente scoop, non cavalchiamo l’attualità ansiosa dell’informazione. Ci piace partire dall’attualità, personaggi, libri, film, spettacoli teatrali ma poi possiamo anche occuparci delle ricerche più all’avanguardia del Cnr o dei libri che non hanno sufficiente attenzione perché non sono tra i primi quindici in classifica. Questa è la nostra tensione per l’attualità. Siamo contemporanei ma con il senso della distanza dal “qui e ora” ansimante delle notizie.
Lo scorso anno quando abbiamo parlato di “Uno Mattina Caffe” eravamo alla vigilia dei David di Donatello. Quest’anno è da poco terminato il Festival del Cinema di Venezia. Da esperto e appassionato di cinema come giudichi i premi assegnati e i tre film italiani che hanno gareggiato?
Parto dal vincitore e dico convintamente che il film di Roy Andersson il Leone d’Oro se lo merita tutto! Ha il distacco tipico di un certo cinema scandinavo a cominciare dal titolo: “Un piccione appollaiato sul ramo riflette sull’esistenza”!
I film italiani in concorso erano buoni e non era scontato. Altre volte si è verificata una distanza considerevole tra i nostri e gli altri della selezione. Ho trovato molto interessante il film di Francesco Munzi sulla Calabria che finisce per diventare una sorta di melodramma psicologico tra fratelli, per nulla stereotipato. Un altro film da vedere è anche quello di Martone che propone un Leopardi “trasgressore eversivo” rispetto alla normalità della sua famiglia e della sua epoca.
Premi meritati quelli ai due interpreti del film di Saverio Costanzo?
Personalmente trovo sbagliato dare due premi allo stesso livello per lo stesso film. Penso che l’interpretazione femminile, quella di Alba Rohrwacher andava sicuramente premiata. Qualche dubbio ce l’ho sul premio al protagonista maschile. Adam Driver è stato molto bravo in “Hungry hearts” ma a uno sguardo più attento Micheal Keaton interprete di “Birdman” ed Elio Germano nella parte di Leopardi meritavano di più!
Qual è lo stato di salute del nostro cinema?
Il cinema italiano è una creatura fragile e con pochi mezzi, anche se i soldi sono spesso un alibi perché prima bisogna avere le idee. Ed è un mercato sempre più stretto: vanno al cinema meno di centro milioni di spettatori l’anno e c’è una distribuzione strozzata. Basta pensare che il film scandinavo quando è stato presentato a Venezia non aveva ancora distribuzione. Figuriamoci i film “minori”…
Articolo di Stefano Corradino pubblicato sul Radiocorriere Tv