“Uno per tutti” è l’ultimo lavoro del regista Mimmo Calopresti. Tratto dall’omonimo romanzo del giornalista Gaetano Savatteri, è un film noir che segue le vicende di tre amici perseguitati dal ricordo di un episodio tragico della loro infanzia. Gil, interpretato da Fabrizio Ferracane è il capo del gruppo, che da solo si era assunto la responsabilità di quella bravata, chiama i suoi vecchi amici alla resa dei conti, chiede loro aiuto per salvare Teo, suo figlio. Il loro legame resisterà a questa richiesta drammatica? Faranno la scelta giusta anche per quel riguarda la vita di Teo, giovane e ancora immaturo?
Il film, nelle sale dal 26 novembre e interpretato, tra gli altri da Isabella Ferrari e Giorgio Panariello è prodotto da Gianluca Curti per Minerva Pictures Group con Rai Cinema. Il Radiocorriere tv ne parla con il regista.
Un noir dove alcune persone si rincontrano dopo trent’anni. Qual è la chiave del film?
Il concetto di responsabilità. Un’azione fatta da bambini e vissuta come una stupidità ma che poi si rivela grave e importante e la vita te la cambiano per sempre. Il passato che ritorna e che devi affrontare e risolvere.
Un cast importante dove spicca un Panariello in una veste drammatica, ruolo sicuramente insolito
Panariello mi ha cercato perché voleva lavorare con me. Vuole fare l’attore serio perché si considera tale ed effettivamente lo è. Ci siamo incontrati, l’ho visto alle prese con tante persone e l’ho trovato molto affine al personaggio che avrebbe dovuto rappresentare nel film, non uno sceriffo ma un poliziotto sofferto con tanti problemi. Panariello ha una forte umanità e penso che questo ruolo da attore drammatico gli calzi molto bene.
Tra gli attori anche Isabella Ferrari, che invece di ruoli drammatici ne ha interpretati spesso.
Isabella è un’attrice del cinema italiano con la A maiuscola. Nel film recita una parte complicata, quella di una madre che perde il suo tempo perché osserva il mondo senza entrarci, e lo fa solo quando scopre che il figlio ha dei problemi. E da madre mancata che era lo diventa in eccesso. Un personaggio molto tormentato che Isabella Ferrari interpreta egregiamente.
Come definirebbe oggi il rapporto fra genitori e adolescenti?
Oggi gli adulti non hanno più tempo da dedicare ai loro figli. Non li guardano, non se occupano e intanto loro sono già da un’altra parte, da un sacco di tempo, perché crescono su internet, che praticamente è un’altra dimensione. E allora è come se vivessero in due mondi separati senza alcun punto di contatto. Gli uni immersi in questo mondo virtuale e gli altri che vivono con apprensione il lavoro e la quotidianità e questo li porta spesso a dimenticarsi dei figli.
Internet rappresenta un ostacolo nella comunicazione?
No, non lo penso. Personalmente sono assolutamente favorevole al mondo del web, che è il mondo di oggi. Da esso non si può prescindere. Ma penso che sia indispensabile trovare più tempo da entrambe le parti per ricominciare a guardarsi e parlare. E’ una critica che faccio soprattutto agli adulti.
Tra finzione e documentari nella gran parte dei suoi film lei ha affrontato molti temi impegnati da un punto di vista sociale e civile. C’è un filo rosso che lega “Uno su tutti” con i tuoi precedenti lavori?
Il tema di fondo in realtà è sempre lo stesso, la capacità delle persone di esistere, esprimersi, di avere potere. Il ruolo di ciascuno di noi nel proprio microcosmo e nella società, i rapporti di forza. Il protagonismo e la partecipazione.
Il film è nelle sale dal 26 novembre. Sta già lavorando ad altri progetti?
Con i documentari praticamente non mi fermo mai. Ma forse è ora che io faccia un film lungo, magari di quelli che poi possono passare in televisione a più puntate. Una saga, magari sulle famiglie italiane…
Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv