“L’eventuale ricorso al voto di fiducia sul ddl intercettazioni ancora non è stato deciso. Se è possibile lo evitiamo”. Lo ha affermato il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. “Si potrà evitare se si presenterà la possibilità di una normale dialettica parlamentare sul tema”.
Cosa intende l’esponente Pdl per “normale dialettica”? Forse la disponibilità delle opposizioni ad accettare multe più basse? O una riduzione dei giorni di carcere per i cronisti? O magari dovremo giurare che pubblicheremo i testi delle intercettazioni quando i processi saranno archiviati, ammesso e non concesso che i processi si effettueranno?
A molti di noi i giuramenti non piacciono eppure, una settimana fa, al Pantheon, siamo stati costretti a scandire vigorosamente un impegno solenne, che in qualsiasi paese normale viene dato per acquisito: far prevalere sempre e comunque il dovere di informare; l’impegno a dare tutte le notizie che rivestano i requisiti del pubblico interesse e della rilevanza sociale.Un impegno che manterremo anche qualora questo osceno ddl dovesse divenire legge. Non sarà un atto di disobbedienza ma di obbedienza civile. Alle sentenze italiane e a quelle europee. Al valore della libertà di espressione scolpito nella nostra Costituzione. Ai principi etici della nostra professione di giornalisti. E’ legittimo un bavaglio perchè così facendo si limita la disinvoltura con cui i giornali sbattono in prima pagina la vita privata degli intercettati? E su quali basi un decreto stabilisce il confine tra pubblico e privato? Sono affari privati le alcove presidenziali nelle quali si promettono candidature in cambio di prestazioni sessuali? Le truffe dei vari Moggi, Anemone, Fiorani sono gossip di quart’ordine o notizie di reato sportivo, politico, economico? Le conversazioni dei mafiosi con “insospettabili” della nomenklatura politica e finanziaria attengono forse al diritto alla privacy?
Se una legge simile fosse stata approvata anni fa i medici della Clinica Santa Rita sarebbero ancora al loro posto ad operare ignari pazienti sani e gli imprenditori dell’Aquila avrebbero continuato a ridere mentre tante vite si spegnevano sotto le macerie del terremoto. Mercoledì saremo di nuovo al Pantheon e rinnoveremo questo appuntamento ad oltranza per ribadire il nostro no ad ogni forma di bavaglio. Un “no” netto e incondizionato, senza compromessi. Perchè non c’è niente da mediare, non ci può essere un po’ meno carcere, un po’ meno multe, un po’ meno black out. E stiamo pur certi che, con altri espedienti, torneranno alla carica anche con i blog e con i social network. Perchè nel mirino non ci sono i giornalisti ma milioni di italiani e il loro diritto di essere informati.