“Il mondo a 45 giri” racconta in due prime serate su Raitre, il 17 e il 18 dicembre, la storia della RCA Italiana. La leggendaria casa discografica che ha prodotto dalla fine degli anni cinquanta agli inizi degli anni ottanta la colonna sonora del nostro paese, scoprendo e lanciando grandi talenti musicali. A guidarci in questo viaggio, Luca Barbarossa, che conduce, intervista e canta insieme alla mitica Social Band. Lo accompagna l’attrice Gloria Guida che si collegherà con lo studio da storiche location, dal Piper, all’autostrada del Sole, da Piazza San Pietro a Piazza Fontana, dove i veri protagonisti interpretano dal vivo i loro successi. “Sono stata anche là dove un tempo si trovavano gli enormi studi della Rca, tra la Tiburtina e la Nomentana” rivela al Radiocorriere tv. “Quel luogo poteva benissimo diventare un museo della musica e invece ci hanno fatto uno dei tanti centri commerciali dai quali siamo invasi. Uno scempio!”
Perché ha deciso di prendere parte a questa serata?
Trovo che sia un evento straordinario e non soltanto da un punto di vista musicale. Ed è per questo che ho accettato pur essendo spesso restia nel partecipare a trasmissioni televisive. E anche la co-conduzione per me è un sfida nuova. In fondo c’è sempre tanto da imparare, anche alla mia età. E devo ammettere che è stata un’avventura importante ma al tempo stesso stancante. Io che sono abituata a stare nella mia cuccia la sera e per fare questo programma mi sono ritrovata a girare per Roma anche alle tre di notte…
Vedremo e ascolteremo una imponente carrellata di artisti
Ci sono veramente tutti: Morandi, Conte, Paoli, Rita Pavone, Patty Pravo, De Gregori, Cocciante, la Nannini, Fiorella Mannoia… Riunire così tanti grandi artisti in due sole serate è impossibile pure per Sanremo!
Come si è preparata e quale sarà il suo ruolo?
Barbarossa sarà il conduttore e il mio compito è quello di ripercorrere alcune fasi salienti. Come la Trastevere ai tempi di Gabriella Ferri o l’inaugurazione del Piper. Mi ha molto aiutata nella preparazione Patrizia De Santis, la mia “actor coach”, unica in Europa nell’insegnamento di un formidabile metodo per la recitazione (il “Chubbuck”, ndr).
Si parlerà solo di musica?
Non solo, ci saranno anche molti aspetti storici e culturali che tanta gente probabilmente non sa o non ricorda. Penso ad esempio al terribile avvenimento della strage di Piazza Fontana: quando nel 1969 ci fu la bomba nella Banca dell’Agricoltura stava andando in onda Canzonissima e la trasmissione fu immediatamente sospesa. Oltretutto Massimo Ranieri avrebbe dovuto cantare “Se bruciasse la città” e non sarebbe stato proprio il caso…
Lei ha iniziato la sua carriera artistica come cantante. Ci racconta l’esordio?
Ero giovanissima. Avevo sedici anni. Ma la mia carriera musicale durò ben poco. Arrivai ultima al Festival di Mestre e a “Un Disco per l’estate” mi piazzai penultima o terzultima. Di lì a poco venni chiamata da un produttore e un regista di Roma e iniziai con il cinema. Ma non ho mai abbandonato la mia passione musicale. Ad esempio in più di un’occasione ho inciso la colonna sonora dei film in cui recitavo.
Si narra anche di una sua partecipazione mancata al festival di Sanremo.
E’ così. Era il 1973. Sarei dovuta andare al Festival con una canzone scritta da Shel Shapiro ma che non fu accettata. La mia carriera di cantante è sempre andata così (ride): o non venivo accettata o arrivavo ultima. Evidentemente la mia strada doveva essere un’altra. Ma io molto caparbiamente ho sempre insistito. E oggi essere la “Guida” di una trasmissione musicale non può che esaltarmi.
Parlare della Rca e della musica di decenni fa è un’“operazione nostalgia”?
Penso non si possa prescindere da una stagione musicale così importante. E le canzoni di Battisti, Morandi, Pavone, Patti Pravo le conoscono e le cantano a memoria anche i giovani di oggi. E non a caso molti cantanti attuali ripropongono i pezzi di allora, magari rivisitati e reincisi. Penso a “L’immensità” (scritta da Don Backy e Mogol, ndr) riproposta dalla Nannini o da Francesco Renga. Nella musica si va molto avanti ma si ritorna sempre indietro.
Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere TV