Quante ore passiamo su internet? Quante volte al giorno, o all’ora, scorriamo i profili facebook dei nostri amici? Ed è vero che ormai gli under 30 si informano più sui social network che attraverso i telegiornali? A queste ed altre domande ci risponde Alice Lizza la giovane autrice e producer di format tv on the road che il giovedì su Rai2 alle 23.30 conduce il programma “Offline”, un viaggio dal virtuale al reale.
Come nasce l’idea di questa trasmissione?
Abbiamo pensato di raccontare un viaggio, quello di una nativa digitale o di un qualsiasi utente affetto da dipendenza da internet e dai social che decide di uscire dallo schermo per trasformare in realtà tutto quello che vive nella sua quotidiana virtualità. Un modo anche per capire come il mondo sta cambiando e come la vita stessa sia cambiata grazie ai social network.
Grazie o anche… a causa?
Ci sono entrambi gli aspetti. Vogliamo cogliere il positivo e il negativo della rete. Da una parte l’opportunità di essere sempre aggiornati su quello che succede nel mondo e di poter raggiungere chiunque indipendentemente dalla distanza. Poi c’è il lato più inquietante, quello di dimenticarti di quello che hai intorno a te. Ti immergi nel telefono e nel pc e ti estranei dal mondo circostante. E questo lo subiscono quelli che ti stanno intorno e non sempre ce ne rendiamo conto.
Tu sei tra questi? Quanto sei connessa mediamente?
Praticamente sempre. Più volte ogni ora. E me ne sono accorta anche perché spesso sono gli altri a farmelo notare. Ma tendo a non scrivere e interagire con frequenza. Sono un’utente piuttosto silente, un’osservatrice.
Attraverso i social c’è il rischio di spersonalizzarsi o di costruirsi un vero e proprio universo parallelo?
Quello che si determina in molti casi è la creazione di una personalità diversa. Sono molti coloro che si inventano di sana pianta una carriera attraverso immagini o testi dando un profilo di sé che non corrisponde a quello che si è davvero.
I giovani sotto i trent’anni si informano più sui social network che attraverso i tg. E’ il risultato di una recente ricerca del Censis. Vale anche per te e per i tuoi coetanei?
Assolutamente sì. Per quanto mi riguarda passo sempre meno tempo davanti a un telegiornale. E me ne accorgo dal fatto che nello scambiarci informazioni su una notizia ormai non diciamo più “hai visto la notizia del tg?” ma “hai letto su facebook o su twitter?”
Con il rischio che la notizia sia una bufala…
In effetti molto spesso ci entusiasmiamo (o ci deprimiamo) per notizie assurde. Ma la consapevolezza che la notizia possa non essere vera ora ci sta portando sempre di più a controllarne l’autenticità.
Da dove deriva da disaffezione dal telegiornale tradizione? E’ un problema di linguaggio non al passo con i tempi?
Penso sia legato all’esigenza di una fruizione diversa delle notizie. I telegiornali hanno un loro flusso prestabilito. Il telefono posso connetterlo sempre. Siamo diventati multitasking. Preferiamo vedere un video di tre minuti e poi fare altro. E’ tutto più veloce, e questo inevitabilmente ci rende anche molto più distratti. Spesso ci fermiamo alla lettura del titolo senza entrare nel merito della notizia.
E in questo contesto la televisione che ruolo ha?
La tv fa da sottofondo delle nostre giornate. E magari mentre la guardiamo abbiamo sempre davanti il nostro piccolissimo schermo che ci fa da filtro. Non è più il fine ultimo della nostra attenzione. Semmai è un mezzo per creare una discussione sui social…
In trasmissione avrete molti ospiti. Blogger, scrittori, cantanti registi. Con quale criterio li avete scelti?
Abbiam cercato di individuare personaggi che avessero un collegamento con la rete, ognuno a suo modo. Quelli che attraverso internet hanno creato la loro carriera o che sono on line non di loro volontà. Il grande regista Terry Gillian è un assiduo frequentatore di Facebook. Sul social network pubblica tutti suoi viaggi, o i ritratti che gli vengono fatti. David LaChapelle, fotografo di fama internazionale, famoso per i suoi ritratti a star e top model è diventato celebre soprattutto grazie alla rete. A un certo punto da una frenetica vita mondana ha deciso di dare un taglio netto ed è fuggito su un’isola per scappare dalla sovraesposizione.
E se fossimo di colpo tutti costretti a farlo? Se da domani per qualche strana congiuntura i social smettessero di funzionare? Cosa succederebbe per voi – noi – social dipendenti?
Questa domanda mi fa sorridere perché è la stessa che spesso sottopongo ai miei intervistati e ho sempre temuto che qualcuno la facesse anche a me! Penso che entreremmo nel panico perché non so immaginare una giornata senza controllare i social e vedere cosa succede nelle vite degli altri. All’inizio penso che si creerebbe una sorta di ansia collettiva e cercheremmo di trovare freneticamente la linea come fossimo dei rabdomanti. Poi forse, con il passare del tempo, come mi ripetono i miei intervistati, ci staccheremo dai nostri device, dalle nostre protesi artificiali e ricominceremo a guardarci negli occhi…