“Vite di quartieri. Venuti male. La tangenziale. La ferrovia. Le notti insonni. Girando in auto. Per la sacra periferia. Storie di Corviale. Di Quarto Oggiaro. Di Scampia. Di Librino e Zen. Sono conficcate come pugnali…” Il cantautore Mario Venuti si immerge nelle luci e nelle ombre delle periferie cantando “Ventre della città”, uno dei brani di punta del suo album “Tramonto dell’Occidente” uscito lo scorso anno. E lo interpreterà sul palco del Primo Maggio. “Il concertone è sempre una bella festa”, afferma al nostro giornale. “Un modo per riportare all’attenzione temi importanti come quello del lavoro. Un’occasione buona per unire l’utile al dilettevole”.
“Ventre della città” è un brano di forte denuncia sociale
Le periferie, nel bene e nel male racchiudono tutta la gamma dei vizi e delle virtù umane, sono dei laboratori antropologici molto interessanti. Nella dimensione borghese tutto viene spesso attutito e camuffato, c’è un perbenismo che maschera tutto il marcio che c’è dietro. Nelle periferie, al contrario, tutto viene fuori in modo più lampante.
Le periferie sono quelle che vivono maggiormente il disagio della crisi economica.
E’ così, ma c’è anche in esse una umanità vitalissima. Pasolini ne era affascinato perché lì c’è una sorta di purezza che abbiamo perduto, una forza vitale che la dimensione borghese attenua…
Quali altre canzoni del suo album porterà sul palco di piazza San Giovanni?
Il Primo Maggio condividerò il palco con Mario Incudine, mio conterraneo che ha uno spiccato interesse per i sapori più genuini della mia terra! Per cui canteremo molto in siciliano oltre a “Ventre della città”, a una canzone sua che si intitola “Italia talia” e poi “Sulu”, un brano che parla della solitudine dell’immigrazione.
Un tema molto attuale dopo la tragedia del mare…
L’immigrazione c’è sempre stata. Si è sempre partiti, e partire è da sempre una lacerazione. Si lasciano i proprio affetti, le proprie radici in cerca di un luogo migliore in cui vivere. Oggi ovviamente quello che è successo nel Canale di Sicilia ha dei risvolti drammatici che abbiamo grandi difficoltà a gestire.
Parafrasando il titolo del suo album, “il tramonto dell’Occidente” è anche nell’indifferenza di chi non si è preoccupato delle condizioni di questi disperati?
E’ un tramonto di valori. Siamo così presi dal far quadrare i bilanci economici… Siamo in piena decadenza economica ma soprattutto una decadenza morale che non ci fa vedere il dolore di persone come noi…
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Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv