“Cominceremo con una puntata su Anzio. Siamo tornati sui luoghi dello sbarco nel 1944 per arrivare alla Liberazione di Roma. Lo abbiamo fatto con ricostruzioni storiche scrupolose per far capire alla gente cosa significasse trovarsi in quelle condizioni a combattere, sia da una parte che dall’altra”. Così Alberto Angela introduce al nostro giornale la nuova seria di “Ulisse, il piacere della scoperta” che dal 18 aprile in prima serata su Raitre condurrà gli spettatori lungo viaggi ricchi di storia, archeologia, natura, scienza, architettura e cultura. “Con le immagini della seconda guerra mondiale sullo sfondo abbiamo fatto vedere anche alcune curiosità inedite come i graffiti e i disegni lasciati sia dai soldati tedeschi che dagli alleati. Una puntata di grande impatto che, come genere di ricostruzione ricorda un pò “Salvate il soldato Ryan” ma nutrita anche delle testimonianze di chi ha vissuto questa fase in prima persona”.
La seconda puntata la dedicate all’Andalusia. Al di là delle suggestioni paesaggistiche cosa siete andati a scovare?
Percorrendo il tratto da Siviglia a Cordoba a Granada troviamo una parte fondamentale di storia dell’antica Roma. Sono i luoghi dove sono nati gli imperatori Traiano e Adriano. “Italica”, infatti era un’antica città della Spagna vicino all’attuale Siviglia, ed è stato il primo insediamento di romani e italici nella penisola iberica. Scendendo più a sud ci sono ambienti desertici spettacolari dove hanno girato tanti western soprattutto quelli di Sergio Leone. Ci sono ancora i villaggi costruiti apposta dal regista per girare i suoi capolavori. E’ una sorta di archeologia del cinema. Ci siamo trovati nei luoghi in cui Clint Eastwood col suo poncho prendeva le revolverate da Gian Maria Volonté. Incredibile!
Per la terza puntata cambiate radicalmente argomento e la dedicate alla vita da zero a due anni. Perché avete scelto questo arco temporale?
E’ il momento in cui l’essere umano “si attiva” ed è fondamentale attivarlo nel modo giusto. Una puntata dedicata all’evoluzione nella quale daremo alcuni trucchi e dritte per affrontare quei piccoli problemi che assillano i genitori, dalle urla nella notte ai dolori del pancino. Ma soprattutto spiegheremo come fare per cercare di aprire il massimo di finestre possibili nella mente di un bambino.
Dedicherete uno spazio consistente alla carta. Per quale ragione?
Perché ne siamo circondati e spesso non ce ne accorgiamo. Le banconote sono fatte di carta, lo sono i menu del ristorante, gli aquiloni… Il nostro sapere umano, digitale a parte, è tutto su supporti cartacei. Chi ha inventato la carta, come nascono le cartiere? C’è un mondo che ignoriamo completamente.
Tu scrivi libri e sei anche giornalista pubblicista. Come valuti la progressiva sparizione delle testate cartacee? E’ un destino ineluttabile?
Per quanto riguarda i libri, quelli elettronici non mi sembra stiano granché attecchendo; siamo ancora a livelli da prefisso telefonico. La gente ama la carta e un libro vuole tenerlo in mano. Tuttavia penso che il problema sia di contenuto piuttosto che di quale supporto utilizzare. E qui bisogna fermarsi a riflettere sul fatto che oggi non ci si impegna più ad approfondire le notizie. Un tempo si restava più concentrati su un argomento e questo ti permetteva di farti un’idea precisa. Lo stesso coinvolgimento politico degli studenti dagli sessanta agli ottanta era tale perché alcune notizie rimanevano a lungo nell’aria. Oggi ti arrivano addosso ogni momento e con una velocità pazzesca e la concentrazione ne risente. In ogni caso il web, rispetto al passato ci dà notizie che noi ci sognavamo. Preferisco quindi il mondo di adesso ma mi piacerebbe che quantità di informazioni e capacità di concentrazione potessero convivere.
Con l’avvento del digitale anche la televisione è cambiata e sono aumentate anche le trasmissioni di divulgazione scientifica. I tuoi concorrenti…
Non vedo la competizione come un fatto negativo. C’è tale e tanto bisogno di sapere che nuovi strumenti di divulgazione, e nuove voci per introdurre ai problemi della scienza e della natura sono sempre importanti. Pertanto siamo alleati in uno stesso schieramento. Ciò che va salvaguardata è la qualità, l’approccio serio, assicurarsi della fondatezza delle notizie che non siano basate su leggende metropolitane. O in ogni caso su alcuni temi lasciare dei punti interrogativi per poi consentire a ciascuno di approfondire. La presenza di altri programmi non è un cattivo segno, tutt’altro. Il presagio è negativo quando le trasmissioni non ci sono o quando spariscono riviste che se ne occupano.
E qual è lo spirito della tua opera di divulgazione?
Parlare da esperto ma con un linguaggio comune affinché possa essere comprensibile da tutti.
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Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv