Il 9 giugno a Roma si tengono due eventi. Non ci piace chiamarli nè ricorrenze nè appuntamenti con la memoria. E quando il ricordo delle persone è vivo e pulsante, si parla al presente. Che siano trascorsi diciassette anni o poco più di diciassette giorni. Roberto Morrione e Ilaria Alpi. Giornalisti. Anni di impegno su fronti diversi. Solo apparentemente. Quando viene uccisa in Somalia, Ilaria sta indagando su un traffico d’armi e di rifiuti tossici illegali. C’è un commercio internazionale di veleni, rifiuti tossici e radioattivi prodotti nei Paesi industrializzati e parcheggiati nei Paesi poveri dell’Africa, in cambio di tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali.
Roberto alcuni anni dopo è oggetto di un messaggio intimidatorio, uno dei tanti, nella redazione di Rainews24 di cui è direttore. E’ il 2006. In un plico indirizzato a lui e all’inviato Sigfrido Ranucci c’è un bossolo di proiettile calibro 9 millimetri. L’avvertimento è anonimo ma il motivo è palese e conclamato: Morrione e Ranucci vanno a fondo sull’uso dei proiettili all’uranio impoverito in Iraq, sulle armi al fosforo bianco su Falluja, sulle testimonianze dei reclusi nel carcere di Abu Ghraib, sul traffico d’armi misteriose. ”Sono i rischi del nostro mestiere. Andremo avanti come sempre”, commenta Roberto.
Andremo avanti come sempre. Morrione lo ripete instancabilmente, senza cedimenti. Anche quando pochi mesi fa il sito di Libera Informazione è sotto attacco. Insieme a quello di Articolo21. Roberto pubblica un pezzo sui rapporti tra mafia e politica. Chiama in ballo le relazioni tra Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano, Silvio Berlusconi. Le denunce di Paolo Borsellino. Articolo21 fa altrettanto e ospita la sua riflessione come sempre rigorosa, circostanziata, piena di passione civile. Passano poche ore e nella notte i due quotidiani on line subiscono l’aggressione. Un teschio, una frase intimidatoria e l’articolo viene cancellato. Passano due giorni, i due siti ripubblicano lo stesso articolo. E la stessa notte il copione si ripete: i due siti oscurati, stesse frasi e simboli minacciosi, e l’editoriale di Morrione cancellato. Non altri, solo quello.
“Mafia e politica è un accostamento che ad alcuni proprio non va giù” mi dice al telefono poche ore dopo con la sua solita elegante ironia. Nel pomeriggio si reca alla polizia postale per la denuncia. “Andremo avanti come sempre” ripete all’uscita degli uffici di viale Trastevere. Sì Roberto, andiamo avanti come sempre!
(Stefano Corradino)