Lunedì 10 giugno prende il via la seconda edizione de “Il Viaggio”, il programma condotto da Pippo Baudo in onda in prima serata su Rai3, per quattro settimane. Dopo aver percorso le strade della Toscana, della Romagna e della Puglia, Baudo prosegue il suo viaggio per raccontare un Paese in continuo cambiamento, alla volta di Roma e Milano, le due maggiori città italiane. Un viaggio ricco di racconti, di arte, di attualità, di tradizioni e di incontri con numerosi personaggi nei luoghi della loro vita, personaggi che parleranno della loro terra, del loro luogo di origine. Tra questi ci saranno attori, storici, cantautori, giornalisti, sportivi, musicisti. Un viaggio a bordo di un camper personalizzato con cui Baudo raggiungerà le varie città italiane
Non è una fiction, né un documentario. Non è un talk show né un talent. Allora cos’è “Il viaggio”?
E’ l’Italia che si riappropria di sé stessa e che finalmente si fa conoscere. Soprattutto agli italiani. Che la conoscono pochissimo. Non sembriamo per nulla convinti delle nostre bellezze che non sono solo architettoniche e paesaggistiche. Vale anche per i personaggi che abbiamo avuto e che abbiamo tuttora. Non si tratta di fare un elenco minuzioso delle grandi personalità e dei monumenti ma di far capire che prima di parlare male dell’Italia varrebbe la pensa di visitarlo, conoscerlo a fondo, sapere chi siamo stati, cosa siamo e chi possiamo essere in futuro.
Ci rifiutiamo di conoscerlo?
Più che altro siamo spesso troppo pigri e superficiali. Dovremmo cominciare ad essere turisti delle città che abitiamo. E magari prima di catapultarci altrove potremmo partire dall’approfondire le nostre città.
Scarso attaccamento al Paese?
E’ un’unione che si manifesta più nelle gare sportive che nella nostra storia.
La crisi dovrebbe unire maggiormente
Nel nostro caso non è così. Siamo delusi per la situazione politica ed economica e questo aumenta il grado di disistima nei confronti dell’Italia. E magari cerchiamo delle risposte fuori dall’Italia.
“Un viaggio non è cercare nuove terre ma avere sempre nuovi occhi”, scriveva Proust.
E’ così. E’ l’occhio che conta. Ti fai centomila chilometri ma se poi non hai percepito niente è come se non avessi viaggiato. E’ importante la disposizione psicologica e intellettuale con la quale gli occhi si muovono per percepire ciò che si dovrà vedere.
“Il Viaggio” è iniziato lo scorso anno tra Toscana, Romagna e Puglia. In questa seconda edizione prosegue tra Milano e Roma. Due città agli antipodi?
Non credo, ritengo che la distanza sia più politica e di costume che non autentica. Quando negli anni ‘30 Giovanni D’Anzi cantava “‘O mia bella madunina” diceva a tutti “Venite senza paura, noi vi tenderemo la mano”. Penso che questa rivalità non ci sia mai stata, almeno fino a quando è subentrata la speculazione politica e ha prevalso lo spirito campanilistico.
Milano è…
… bellissima. Contrariamente alle impressioni immediate è bella nei suoi interni, nei suoi palazzi, nei suoi giardini. E per i personaggi della sua storia. Ma non vogliamo fare un programma monotematico e descrivere solo l’aspetto estetico: racconteremo anche di storie drammatiche come la strage di Piazza Fontana.
A Roma dedicate due puntate.
E’ un esperimento per rappresentare le due facce della Capitale. La Roma turistica di Trastevere, del Colosseo, di Trinità dei Monti e della Fontana di Trevi e poi la Roma religiosa, partendo dal concetto che l’Italia è l’unica nazione che ha al suo interno un Paese straniero e cioè la Città del Vaticano. E così abbiamo incontrato i rappresentanti delle religioni monoteiste. Musulmani, ebrei, cattolici per capire quali sono le dissonanze e quali i punti di contatto. E per riflettere sull’assurdità delle guerre di religione che ancora oggi infiammano tante realtà, soprattutto nel Nord Africa. Non si può morire per la religione. La fede dovrebbe essere uno strumento di condivisione non di divisione cruenta. Mi piace parlarne ed è la puntata che ho apprezzato di più.
Di Roma si è occupato anche il regista Sorrentino nel suo ultimo film “la Grande Bellezza”
L’ho visto e mi ha lasciato perplesso. Bellissimo dal punto di vista estetico e cinematografico. Certo è molto diverso da “La terrazza” di Scola e da “La dolce vita” di Fellini. Nel film di Sorrentino si racconta una Roma senza ideali fatta di feste, vecchi nobili decaduti. Un film triste anche se si chiude con un frammento di speranza… Condivido gli interrogativi di chi si è domandato se questo film è “la grande bellezza” o “la grande tristezza”. O forse è la grande tristezza dei tempi che viviamo.
Da Milano a Roma. Manca il Sud, il suo Sud. La terza edizione dovrebbe partire da Militello in Val di Catania…
Per forza, altrimenti non posso più tornare a casa. Appena mi vedono mi menano…!
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