Il disco, composto da sette brani, è ispirato a storie che ha raccontato in questi anni nei suoi servizi per Rainews24. Storie di cronaca e attualità. L’immigrazione, i morti sul lavoro, le donne vittime di soprusi, le mafie, i diritti umani violati, i giornalisti uccisi, il coraggio del personale sanitario durante la pandemia. “Note di Cronaca” è un concept album le cui canzoni sono tutte collegate da un tema di fondo: i diritti umani. Infatti, gran parte del ricavato del disco sarà destinato ad Amnesty International.
Brani cantautoriali di cui Stefano Corradino ha scritto parole e musica: un linguaggio musicale melodico ed elastico, a tratti con venature swing, che lasciano spazio al testo e alle qualità interpretative della sua voce.
Ciao Stefano e benvenuto su Posta Indipendente! “Note Di Cronaca” rappresenta il tuo esordio nel mondo musicale, come è nato questo progetto? Cosa ha fatto scattare la scintilla che ti ha portato a pubblicarlo proprio in questo periodo storico?
Il progetto nasce dall’idea di combinare le mie due passioni principali, quella giornalistica e quella musicale. E così ho deciso di mettere in musica alcune storie che ho raccontato in questi anni nei miei servizi televisivi su Rainews24. Ho selezionato sette storie che sono diventate sette canzoni. Lavorando nella redazione Cronaca, “Note di Cronaca” mi è sembrato il titolo più appropriato.
Quale canzone è stata la prima a “nascere”, quella da cui è partito tutto?
La prima canzone è stata “Contagiò”, un omaggio al personale sanitario durante questi anni di pandemia. L’ho scritta dopo essere entrato in tante terapie intensive da nord a sud per raccontare il Covid e sono rimasto colpito dall’abnegazione e dal coraggio di medici, infermieri e operatori che hanno dovuto stravolgere le loro vite per aiutare le persone malate. Al ritorno dalle mie trasferte per la Rai, mentre ero in quarantena obbligatoria ho scritto “Contagiò”. Poi sono nate le altre canzoni.
Come sono state scelte queste sette storie? Perché proprio loro?
Volevo focalizzare l’attenzione su temi diversi, di cronaca e di attualità. L’immigrazione, le mafie, le guerre, i morti sul lavoro, la violenza contro le donne, i diritti umani negati. E così, andando a riguardare i servizi che ho realizzato in questi sei anni a Rainews24, ho selezionato sette storie che mi sembravano più forti ed
emblematiche. Tutte storie vere e personali che sono al tempo stesso collettive perché quando si parla, ad esempio, di morti sul lavoro ci sono ovviamente dei punti in comune. La mancanza di prevenzione, la scarsa attenzione alle norme di sicurezza. Nonché la battaglia difficile di verità e giustizia condotta dai familiari…
Qual è la differenza nel raccontare una storia attraverso una canzone piuttosto che in un articolo giornalistico?
È un linguaggio diverso, un’altra modalità di racconto. La narrazione giornalistica che diventa musica e parole. Cambia la “metrica” ma resta la sostanza di un racconto. L’obiettivo era quello di tenere accesi i riflettori su questi temi. E forse la musica è uno strumento per allargare una platea, coinvolgere un pubblico
diverso. Musica e parole ma anche immagini. Ho realizzato i videoclip di tutte le canzoni, con attrici e attori che impersonavano tutti i protagonisti dei brani. È stato altrettanto impegnativo, in alcuni casi anche di più che scrivere le canzoni. Tutti i video sono sul mio canale YouTube.
Dopo questo progetto c’è stato un cambiamento nel modo di raccontare una storia come giornalista?
Si è rafforzata ulteriormente in me l’urgenza del racconto, il desiderio di ricordare che ci sono donne e uomini dietro le cifre troppo spesso asettiche delle stragi sul lavoro o dei femminicidi, dei giornalisti morti in guerra o minacciati dalle mafie…