La storia, almeno quello che siamo stati abituati a studiare a scuola ci viene raccontata attraverso gli eventi. Luoghi e date, guerre e armistizi, parole e fatti… Rai Cultura e Paolo Mieli hanno scelto una chiave diversa, quella di raccontare la storia del nostro Paese attraverso un percorso di conoscenza nella vita di italiani illustri, nell’epoca in cui sono vissuti e nei fatti di cui sono stati protagonisti, attraverso interviste a familiari e studiosi, immagini e sequenze di repertorio delle Teche Rai, capaci di ricreare una “cronaca in presa diretta” della biografia dei singoli protagonisti. E così dal 21 ottobre il martedì su Rai Storia va in onda “Italiani” una serie dedicata ai grandi personaggi che hanno dato lustro alla vita politica, sociale e culturale del nostro Paese. Al Radiocorriere Tv Paolo Mieli, giornalista e saggista spiega le ragioni di questa scelta.
Qual è l’intento di questo lavoro per la tv?
L’obiettivo è quello di accendere i riflettori su alcuni personaggi, dalla scienza all’arte alla politica che ci aiutano a comprendere meglio l’Italia del Novecento per capire anche come il nostro paese, nel secolo scorso si sia imposto all’attenzione del mondo riuscendo a diventare, da arretrato e trascurabile ad una delle nazioni più importanti al mondo dal punto di vista industriale.
Cos’è che contraddistingue queste figure?
I fattori sono tanti. L’operosità , il talento, il genio in alcuni casi. Un personaggio come Guglielmo Marconi che inizialmente era un incompreso e che poi è diventato ciò che tutti sappiamo. Se nel 1912 con la tragedia del Titanic si sono salvate oltre settecento persone questo è stato possibile perché hanno potuto lanciare un segnale di sos. Frutto del genio di Marconi.
Marcello Mastroianni è stato il primo protagonista di questa serie di biografie, e anche Vittorio De Sica.
Due personaggi straordinari nella storia del cinema, nati in due paesini diversi entrambi della provincia di Frosinone. E’ un particolare che cito non a caso perché a volte ci sono delle casualità singolari che legano alcuni italiani che hanno reso onore all’Italia e che non vengono necessariamente da famiglie importanti o da grandi metropoli ma da luoghi che poi, magari, sono diventati famosi proprio perché a loro hanno dato ai natali.
Per quale ragione avete scelto di partire dai personaggi piuttosto che dagli accadimenti?
Perché ci sono alcune persone il cui ruolo nello sviluppo del Paese ha pesato più dei singoli episodi. Normalmente si descrive la storia dell’Italia attraverso Giolitti, la prima guerra mondiale, il fascismo, il secondo dopoguerra, l’Italia del centrismo e poi quella del centro sinistra. Un approccio del tutto legittimo ma noi, utilizzando alcune personalità abbiamo scelto una chiave diversa. E se questa serie avrà successo potremmo analizzarne altre cento di questi personaggi. Che non devono essere necessariamente dei premi Nobel ma possono anche essere figure minori che hanno fatto molto per la storia del nostro paese.
Cosa sperate di restituire ai telespettatori di questo lavoro sulle biografie degli illustri Italiani del Novecento?
Dal 2008 è in atto una crisi che ha investito l’Europa e sta colpendo l’Italia nei suoi fondamentali. L’Italia, in questi anni sembra aver perso autostima, un paese indebolito e incapace di rialzarsi. Al contrario la storia del nostro paese ci insegna che abbiamo una grandissima forza nella capacità di riprenderci e vincere clamorosamente. Siamo un paese che dopo aver subìto forti colpi è riuscito a rialzarsi e questo grazie a una forza complessiva nascosta di cui il paese stesso non ha consapevolezza e ad alcune personalità che si sono distinte creando anche una sorta di modello. Riproponendo queste personalità vogliamo mandare un messaggio preciso e cioè quello di restituire al Paese il senso di sé. E’ il filo conduttore delle nostre storie: suggerire che si può avere fiducia e che anche nei momenti peggiori gli italiani grazie a talento e cocciutaggine trovano la via e si impongono al mondo.
Sarà più difficile tra vent’anni individuare gli italiani illustri fra quelli di oggi?
Ma no… In generale penso che si guardi alle personalità del presente con un misto di ammirazione e di diffidenza. E quelle del passato sembrano sempre migliori. Durante gli anni della prima repubblica tutti parlavano male dei politici di allora e rimpiangevano quelli dell’Italia prefascista. Adesso, a più di vent’anni di distanza, molti dei protagonisti della Prima Repubblica vengono assurti a statisti mentre i contemporanei in genere non percepiscono quelli che un giorno saranno ricordati come personalità importanti e magari danno grande enfasi a personaggi destinati a non lasciare il segno. Chi entrerà nella serie “Italiani” tra venti anni? Non lo so ma di personaggi illustri ce ne sono in abbondanza.
Gli italiani difettano di memoria storica?
Sì, ma non siamo i soli. Ed è per questo che servono trasmissioni come “Italiani”!
Articolo di Stefano Corradino pubblicato sul Radiocorriere Tv