Ieri ho rivisto con attenzione questa autobiografia non autorizzata diretta da Roberto Faenza e Filippo Macelloni e sceneggiata dagli autori de La Casta Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Il film che La7 ha avuto l’ardire di trasmettere in prima serata altro non è che un mosaico della storia pubblica e privata di Silvio Berlusconi, dai primi vagiti alle leggi ad personam.
Come ci insegna la psicoanalisi, scavare nell’infanzia e nell’adolescenza può aiutarci a comprendere la personalità dell’uomo adulto; e il film ci offre numerosi spunti interessanti attraverso i racconti dello stesso Berlusconi, che evidenziano come l’arte della speculazione e della truffa si impari già in tenera età: “A scuola – racconta Berlusconi – mi facevo pagare per aiutare i compagni nei compiti salvo poi rimborsarli (dice lui) se non ottenevano almeno un 6-”.
“Alla fine dell’Università mio padre acquistò un terreno e costruimmo le prime quattro case. Ma il mercato si bloccò. Allora andai a Roma al fondo di previdenza e convinsi gli ispettori a venire a vedere le case. Arrivò la Commissione ma bisognava fargli vedere che c’era già un interesse del mercato all’affitto degli appartamenti. Allora telefonai a tutti i miei parenti per farli venire. Ma scoprirono l’inghippo…”
Il lato privato di Silvio Berlusconi che traspare dal film è ancora più inquietante e arricchisce il materiale per lo studio della schizofrenia patologica del premier: “Tutti mi amano, perchè sono simpatico e divertente, per il mio incredibile charm”. Poi, come in ogni sindrome bipolare, l’affermazione contraria: “Ho avuto sempre la sinistra contro: a 12 anni mentre sulla scala attaccavo i manifesti della Democrazia Cristiana alcuni ragazzi comunisti cominciarono a scuotere violentemente la scala e a strattonarmi…”
Un’esistenza vissuta tra delirio di onnipotenza e manie di persecuzione. Dall’Italia “paese che amo“, all’Italia “paese di m…“. Silvio forever, speriamo di no…
Ps: Il film è stato accompagnato da un dibattito interessante sulla figura di Silvio Berlusconi tra Enrico Mentana, Eugenio Scalfari, Giuliano Ferrara e Paolo Mieli. Se venisse ripristinata, e non solo su La7, l’abitudine a trasmettere un film o un documentario per poi svilupparne una discussione sarebbe un modo intelligente di fare televisione.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/09/silvio-forever-speriamo-di-no/156205/