Quanti decenni ci vogliono per conoscere la verità sui “misteri italiani?”. I mesi e gli anni non sono un’adeguata unità di misura quando si tratta di stragi.
Bologna, Ustica, Gioia Tauro, Peteano. Italicus, Piazza della Loggia, Piazza Fontana, Rapido 904… Per nessuna delle stragi italiche si può parlare di verità completamente svelate. Meno che mai di giustizia fatta.
Non si conoscono gli esecutori materiali o i mandanti. O se i primi vengono assicurati alla giustizia dei secondi non v’è traccia. Quando nei rari, rarissimi casi conosciamo entrambi non sappiamo i nomi di chi, ai vertici delle istituzioni ha omesso, occultato, insabbiato, depistato. E alcuni di quei nomi, non li conosceremo mai, sepolti con i loro segreti.
Il celebre “Io so” pubblicato da Pier Paolo Pasolini su Il Corriere della Sera non mirava a una verità storica delle stragi, ma supplicava un sussulto della coscienza politica e civile.
Negli anni purtroppo di sussulti ne abbiamo conosciuti ben pochi e in alcuni casi dalla verità storica (e processuale) ci siamo perfino allontanati. Con il benestare di buona parte della politica, delle istituzioni, e di tanti media che hanno preferito non indagare.
Tra quelli (pochi) che non si sono rassegnati alle menzogne e alle omertà ci sono i familiari delle vittime.
Oggi quelli di Bologna saliranno sul palco come ogni anno, a 37 anni dalla bomba che ha squarciato la stazione. Leggeranno con immutato dolore la lista con gli 85 nomi dei loro cari e chiederanno di non spegnere i riflettori su Bologna e sulle tante stragi che hanno insanguinato il Paese.
Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione che riunisce i familiari delle vittime della strage, sul sito di Articolo21 non nasconde la sua rabbia. La direttiva Renzi sulla desecretazione dei documenti è stata un fallimento. Gli archivi sono vuoti o nel migliore dei casi, incompleti. E intanto la Procura ha chiesto di archiviare l’inchiesta sui mandanti.
Ma né lui né gli altri familiari lo accettano.
Verità e giustizia non si archiviano e non vanno in prescrizione.
Articolo di Stefano Corradino pubblicato su “Il Fatto Quotidiano”