Hanno accolto in lacrime la sentenza i familiari delle vittime della Strage di Piazza della Loggia a Brescia. Un pianto liberatorio dopo quarantuno anni di attesa. Nella serata di ieri, dopo otto ore di camera di consiglio, la Seconda Corte d’assise d’appello di Milano ha condannato all’ergastolo l’ex ispettore veneto di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e l’ex fonte ‘Tritone’ dei servizi segreti Maurizio Tramonte. La giustizia ha pertanto dato un nome e un volto all’esecutore materiale (Tramonte) e al mandante (Maggi) il cui attentato, il 28 maggio 1974 causò otto morti e centodue feriti.
Fanno venire ancora i brividi le immagini in bianco e nero ritrasmesse ieri sera dai telegiornali di quella mattina alle 10 e 12 minuti, quando nella centralissima piazza della Loggia, una bomba, nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere durante una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai maggiori sindacati e dal Comitato antifascista.
Decenni di processi, svariati filoni di accuse e sentenze rocambolesche: condanne in primo grado, commutate poi in assoluzioni, proscioglimenti in appello per insufficienza di prove. Depistaggi. “Chi ha sottratto documenti importanti?” si domanda Benedetta Tobagi (che sulla strage ha scritto un libro importante) in un’intervista di qualche tempo fa a Gian Mario Gillio sul sito di Articolo21. “Chi ha mentito in fase processuale?” E’ fondamentale sapere“chi ha condotto le indagini in modo “inadeguato” e addirittura quali abusi d’ufficio sono stati commessi”.
Manlio Milani, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage di Brescia che quel giorno fa perse la moglie definisce giustamente il verdetto come “decisivo per la storia del Paese”.
Ci auguriamo adesso che verità e giustizia si compiano anche per le altre stragi che hanno insanguinato il Paese e di cui ancora non conosciamo i nomi degli esecutori materiali o dei mandanti. Come la strage di Ustica nella quale il 27 giugno 1980 morirono 81 persone ola strage di Bologna in cui ne rimasero uccise 85 e di cui tra pochi giorni, il 2 agostoricorrerà il trentacinquesimo anniversario che speriamo non passi inosservato nei telegiornali e nelle prime pagine dei nostri quotidiani.
Intanto, proprio ieri, poche ore prima del verdetto sulla strage di Brescia, dopo gravi tentennamenti, ritardi e fumate nere il Senato ha approvato all’unanimità l’istituzione di una Commissione d’Inchiesta sul disastro della Moby Prince nel quale, il 10 aprile 1991 morirono 140 persone. Ce ne parla sul sito di Articolo21 Luchino Chessa, uno dei familiari delle vittime che non ha mai smesso di battersi per la verità.
Una giornata importante quella di ieri a cui ci auguriamo se ne aggiungano altre.
“Io so i nomi dei responsabili delle stragi Brescia e Milano” scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1974 sul Corriere della Sera. “Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede… che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero….”.
Pasolini non cercava la verità storica delle stragi, ma esigeva un sussulto della coscienza politica e civile come reazione agli invalicabili muri dell’indifferenza. Speriamo, con la giornata di ieri, di aver cominciato ad abbatterli.
Articolo di Stefano Corradino pubblicato sul sito www.articolo21.org