“Sulle tracce di Verne”
a cura di Stefano Corradino
Un programma di viaggio, ma anche di testimonianze. E di evasione, intesa come uno sguardo al mondo e a noi stessi, da un altro punto di vista. E’ la carta d’identità della nuova edizione di “Timbuctu – Un mondo di animali” il programma condotto da Sveva Sagramola, in onda da sabato 9 luglio alle 21 su Raitre.
Con questa nuova edizione lei ci guiderà alla scoperta della natura e di luoghi esotici e poco conosciuti con l’aiuto della visione del mondo naturale di Jules Verne. Perchè la scelta di questo autore?
Verne, grande precursore della letteratura fantascientifica è morto giusto 100 anni fa. Ma non è la ricorrenza il pretesto narrativo. La visione del mondo di Verne è affascinante: la natura, secondo lui, è sempre incantevole e in continuo mutamento ma è costante il rischio di degrado ambientale a causa della cosiddetta “civilizzazione occidentale”.
Quali danni può provocare l’uomo al mondo naturale?
L’impatto dell’uomo sull’ambiente è spesso devastante. Dallo sfruttamento delle risorse idriche, alla desertificazione…
La prima puntata di Timbuctu è dedicata all’Africa, continente che lei conosce molto bene avendo realizzato per quatto anni su “Geo & geo” numerosi reportage da varie zone dell’Africa sui problemi di sviluppo del terzo mondo.
Cos’ha di così speciale questo continente?
L’Africa è un continente immenso. La bellezza della natura, dei paesaggi, i colori… Irrompono e non ti lasciano fiato. Vedere l’Africa significa confrontarsi con popolazioni antiche che ti riportano a un contatto autentico con la civiltà e le tradizioni, dimenticandoti le nevrotiche sovrastrutture dell’occidente.
Molti dicono di aver effettivamente provato il mal d’Africa, una vera e propria malattia che ti porta a non poter fare a meno di questo continente. E’ davvero così?
Io posso dire di averla contratto realmente. E’ una attrazione quasi magnetica quella che vivi quando scopri le mille sorprese che ti offre quel continente meraviglioso. Quando poi torni alla vita di ogni giorno tutto ti sembra piu’ insignificante, piu’ artificiale, anche i colori appaiono piu’ sbiaditi.
Ci sono luoghi tra quelli visitati per la trasmissione che ricorda in modo particolare o popolazioni che le hanno lasciato il segno?
Due realtà hanno catturato la mia attenzione in maniera particolare. La prima riguarda un autentico villaggio Masai che abbiamo scoperto. Dopo aver terminato le riprese il capo del villaggio ci ha chiesto di seguirlo su una collina e presentarci. Ciascuno di noi ha spiegato loro chi eravamo, per quale ragione ci trovavamo li…
Un episodio inedito rispetto ai precedenti incontri con le popolazioni del luogo?
Inedito e significativo perché ci serve a comprendere ancora meglio quale deve essere il nostro rapporto di occidentali con queste culture: un rapporto basato sul rispetto e sulla fiducia, non sulla rapina e lo sfruttamento.
L’altro servizio che le è rimasto impresso?
Riguarda la Repubblica del Mali, in Africa occidentale. Qui abbiamo scoperto una cultura antica straordinaria, una vera e propria civiltà costruita in mezzo al deserto, come testimonia anche la grande biblioteca che ancora vi si trova, dove sono conservati, ad esempio alcuni testi di Avicenna. Ma le esperienze suggestive non si fermano qui. Siamo andati alla scoperta del popolo Dogon, che abita in una falesia, abbiamo incontrato su un atollo una coppia di anziani di 90 anni che vive lì da quarant’anni, in perfetta solitudine.
Il nucleo centrale di Timbuctu è rappresentato pertanto proprio dai reportage. Ma nel corso delle puntate parteciperanno anche alcuni ospiti in studio?
Sì, abbiamo chiamato numerosi personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e della scienza. Tra gli altri gli scrittori Kuki Galmann e Giuseppe Cederna o l’astronauta Umberto Guidoni, che ha dichiarato: “da lassu’ ho visto quanto è fragile la nostra terra”…
a cura di Stefano Corradino
Un programma di viaggio, ma anche di testimonianze. E di evasione, intesa come uno sguardo al mondo e a noi stessi, da un altro punto di vista. E’ la carta d’identità della nuova edizione di “Timbuctu – Un mondo di animali” il programma condotto da Sveva Sagramola, in onda da sabato 9 luglio alle 21 su Raitre.
Con questa nuova edizione lei ci guiderà alla scoperta della natura e di luoghi esotici e poco conosciuti con l’aiuto della visione del mondo naturale di Jules Verne. Perchè la scelta di questo autore?
Verne, grande precursore della letteratura fantascientifica è morto giusto 100 anni fa. Ma non è la ricorrenza il pretesto narrativo. La visione del mondo di Verne è affascinante: la natura, secondo lui, è sempre incantevole e in continuo mutamento ma è costante il rischio di degrado ambientale a causa della cosiddetta “civilizzazione occidentale”.
Quali danni può provocare l’uomo al mondo naturale?
L’impatto dell’uomo sull’ambiente è spesso devastante. Dallo sfruttamento delle risorse idriche, alla desertificazione…
La prima puntata di Timbuctu è dedicata all’Africa, continente che lei conosce molto bene avendo realizzato per quatto anni su “Geo & geo” numerosi reportage da varie zone dell’Africa sui problemi di sviluppo del terzo mondo.
Cos’ha di così speciale questo continente?
L’Africa è un continente immenso. La bellezza della natura, dei paesaggi, i colori… Irrompono e non ti lasciano fiato. Vedere l’Africa significa confrontarsi con popolazioni antiche che ti riportano a un contatto autentico con la civiltà e le tradizioni, dimenticandoti le nevrotiche sovrastrutture dell’occidente.
Molti dicono di aver effettivamente provato il mal d’Africa, una vera e propria malattia che ti porta a non poter fare a meno di questo continente. E’ davvero così?
Io posso dire di averla contratto realmente. E’ una attrazione quasi magnetica quella che vivi quando scopri le mille sorprese che ti offre quel continente meraviglioso. Quando poi torni alla vita di ogni giorno tutto ti sembra piu’ insignificante, piu’ artificiale, anche i colori appaiono piu’ sbiaditi.
Ci sono luoghi tra quelli visitati per la trasmissione che ricorda in modo particolare o popolazioni che le hanno lasciato il segno?
Due realtà hanno catturato la mia attenzione in maniera particolare. La prima riguarda un autentico villaggio Masai che abbiamo scoperto. Dopo aver terminato le riprese il capo del villaggio ci ha chiesto di seguirlo su una collina e presentarci. Ciascuno di noi ha spiegato loro chi eravamo, per quale ragione ci trovavamo li…
Un episodio inedito rispetto ai precedenti incontri con le popolazioni del luogo?
Inedito e significativo perché ci serve a comprendere ancora meglio quale deve essere il nostro rapporto di occidentali con queste culture: un rapporto basato sul rispetto e sulla fiducia, non sulla rapina e lo sfruttamento.
L’altro servizio che le è rimasto impresso?
Riguarda la Repubblica del Mali, in Africa occidentale. Qui abbiamo scoperto una cultura antica straordinaria, una vera e propria civiltà costruita in mezzo al deserto, come testimonia anche la grande biblioteca che ancora vi si trova, dove sono conservati, ad esempio alcuni testi di Avicenna. Ma le esperienze suggestive non si fermano qui. Siamo andati alla scoperta del popolo Dogon, che abita in una falesia, abbiamo incontrato su un atollo una coppia di anziani di 90 anni che vive lì da quarant’anni, in perfetta solitudine.
Il nucleo centrale di Timbuctu è rappresentato pertanto proprio dai reportage. Ma nel corso delle puntate parteciperanno anche alcuni ospiti in studio?
Sì, abbiamo chiamato numerosi personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e della scienza. Tra gli altri gli scrittori Kuki Galmann e Giuseppe Cederna o l’astronauta Umberto Guidoni, che ha dichiarato: “da lassu’ ho visto quanto è fragile la nostra terra”…