I Padri costituenti che il 1 gennaio 1948 davano alla luce la Carta si auguravano che negli anni a venire quei principi di libertà scritti col sangue e col sudore sarebbero stati difesi con le unghie e con i denti. E che i diritti sanciti dalla Carta sarebbero stati ampliati. Ma a 63 anni di distanza piuttosto che fare passi in avanti si è tornati funestamente indietro. Altro che al ‘48, forse addirittura a un secolo prima quando lo Statuto Albertino nel segnare il tramonto dello “Stato assoluto” sanciva la nascita di un sistema di governo costituzionale moderno e la netta distinzione dei ruoli. Al potere legislativo il compito di fare le leggi, a quello esecutivo di farle rispettare e al potere giudiziario l’attuazione della giustizia. Tre poteri che nello “Stato assoluto” sono monopolizzati da un’unica persona.
Come scriveva in quegli anni il buon vecchio Marx la storia si ripete, la prima volta come tragedia, la seconda volta in farsa. L’accentramento dei poteri sembra ormai l’unica strategia di un presidente del Consiglio autoproclamatosi “sultano” e tutto proteso a piegare le regole e le leggi a suo favore, esautorando il Parlamento a colpi di decreti legge, denigrando, ormai quotidianamente, la magistratura e facendo così carta straccia della Costituzione.
Proprio per questa ragione abbiamo deciso di scendere in piazza il 12 marzo prossimo in una grande mobilitazione a Roma (e non solo) per dire che la Costituzione è sana e robusta ma deve essere difesa dalle troppe tentazioni di stravolgimento, vilipendio, cancellazione.
Ieri alla sala stampa della Camera abbiamo cercato di spiegare lo spirito con cui tante associazioni e movimenti, del più diverso orientamento hanno sentito il bisogno di rinunciare ad un pezzo di se per dare un segno di unità. E scendere in piazza non con i propri vessilli e le proprie sfumature cromatiche ma con il Tricolore e la Costituzione.
E per una volta vorremmo vedere rovesciata la piramide. Ci piacerebbe che i riflettori fossero puntati non sui big della politica ma sulle facce delle donne e degli uomini ‘normali’ quelli che tutti i giorni, siano essi studenti o pensionati, lavoratori, precari, o disoccupati, subiscono sulla propria pelle i segni di una Costituzione sbeffeggiata e oltraggiata.
In corteo da piazza della Repubblica a piazza del Popolo. Con la Costituzione in mano. Per riaffermare che quei 139 articoli non sono merce di scambio. Che tutti i cittadini hanno diritto ad avere un lavoro. Che la scuola è pubblica. Che la magistratura è autonoma. Che l’informazione è libera. Che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca e tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico. Che la legge è uguale per tutti. E non diseguale per pochi come recita la Costituzione e qualsiasi manuale di diritto. Testi che il presidente del Consiglio dovrebbe conoscere bene dal momento che, oltre ad aver giurato sulla Costituzione si è laureato in Giurisprudenza, esattamente 50 anni fa e con il massimo dei voti…
(di Stefano Corradino – Quotidiano “Terra”)