Torna la nuova serie di “Qb – All’estero Quanto Basta” il programma di “gastroviaggi” che lega la scoperta del mondo al cibo. Ogni domenica su Rai1 alle ore 10 un viaggio in otto puntate per conoscere da vicino l’Asia attraverso la passione per il cibo e per le loro città. Cosa hanno in comune, tra di loro e con l’Italia, Singapore, Kuala Lumpur, Ho Chi Minh City, Hong Kong, Macao, Seul, Osaka e Kyoto? Condividono una forte tradizione del cibo come cultura, storia, piacere e anche vincolo di appartenenza a un territorio. A condurre QB è la giornalista Natascha Lusenti che accompagna i telespettatori nel viaggio, aggiungendo il suo tocco: citazioni, pagine di romanzi, frammenti di film e musica, in una narrazione elegante, divertente e dinamica.
Come nasce l’idea di QB?
Nasce nel 2008 per il canale di Raisat Gambero Rosso. Una guida di viaggi incentrata in particolare sul cibo partendo dalle città europee. QB si trasferisce poi su Rai5. Dopo un excursus tra le città di Strasburgo, Bruxelles, Varsavia, Bilbao e Oslo proposi un percorso negli Usa di Obama dal momento che grazie alla moglie Michelle qualcosa si stava muovendo sul tema della consapevolezza del cibo. E lo scorso anno ci ha chiamato da Rai1 per fare la prima serie prodotta dalla rete ammiraglia. E per questa edizione abbiamo proposto l’Asia.
Qual è lo spirito di un “gastroviaggio”?
Raccontare la tradizione e il territorio attraverso il cibo. La cucina tradizionale, il cibo di strada e qualche ristorante che interpreta in modo filologicamente corretto i piatti della tradizione rifacendoli in una chiave più contemporanea. Ma QB si è anche evoluta con il contributo di scrittori, registi, visite ai musei.. Un percorso di crescita del programma nonostante il fulcro rimanga il cibo.
“Dimmi come mangi e ti dirò che sei” è un motto ancora valido?
Si possono capire molte cose da quello che le persone mangiano. Proprio in questi giorni sto leggendo il libro di una scrittrice coreana che avevo scoperto prima di partire per l’Asia. La protagonista è una contadina che ha perso la madre. E racconta la storia a ritroso e il ricordo di questa madre era totalmente legato al cibo che preparava. Ad ogni pagina c’è una ricetta o la descrizione di un piatto.
Il cibo è anche una metafora delle condizioni socioeconomiche dei popoli?
Indubbiamente, il cibo è una sorta di chiave d’accesso. A Ho Chi Minh City, che gli abitanti continuano a chiamare Saygon, per molti mangiare fuori casa è un lusso. E’ un paese che sta uscendo con fatica dalla povertà e quindi molti non si possono permettere di entrare in un ristorante.
Nel tuo viaggio in Asia quali sono i Paesi che ti hanno maggiormente sorpreso in particolare dal punto di vista gastronomico?
Singapore è una città davvero sorprendente che ha fatto passi da gigante. Se parliamo di cibo metterei in testa il Giappone, un Paese in cui mangi piatti indimenticabili. Seoul mi è piaciuta molto sebbene abbia un cibo più ruspante. Prendono pezzi di carne li mettono sulla griglia e li mangiano con verdure mezze crude, aglio compreso. A Saigon il piatto nazionale vietnamita è la zuppa di vermicelli di riso con pezzetti di carne, di manzo o di pollo, e numerose erbe aromatiche. Memorabili!
Hai sperimentato tutto o hai declinato l’invito per qualche pietanza stravagante?
A Seoul l’ultima notte mi lanciarono una sfida: mi chiesero se ero in grado di provare un piatto un pò particolare: zampe di gallina in salsa piccantissima. Per mangiarlo si infila un guanto nella mano destra e lo si immerge nella zuppiera.
E tu che hai fatto?
Davanti ad una sfida non mi tiro facilmente indietro. L’ho mangiato e ho conquistato la stima del paese! E per concludere mi hanno servito un piatto con un polpo. Era praticamente vivo…
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Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv